I Laboratori di scrittura mi sfiniscono ma sono una gran fonte di soddisfazione. In questi giorni sto finendo le correzioni e gli esami del secondo appello del corso che ho tenuto quest’anno per la triennale di Informatica umanistica a Pisa: per più di un mese sono rimasto sommerso da presentazioni e correzioni, giorno e notte, ufficio e treno… Era dal 2012 che non tenevo questo specifico corso e l’alto numero di frequentanti (130) ha complicato molto le cose.
Adesso il grosso del lavoro è finito ed è per fortuna iniziata la parte di riflessione e di soddisfazione. Si dice spesso che gli studenti universitari “non sanno scrivere”. Nella mia esperienza, non è affatto così. Gli studenti che si presentano al primo anno in corso universitario sanno in grande maggioranza scrivere in un discreto italiano professionale e ciò che resta da fare con loro sono le rifiniture: eliminare alcune abitudini scolastiche (non sorprendenti in chi è appena uscito dalla scuola); eliminare le espressioni retoriche; eliminare l’imitazione del linguaggio dei giornali.
In qualche caso, certo, ci sono lacune più significative e le voci che vengono fornite in prima stesura sono molto lontane da un livello professionale. Si tratta però, al massimo, del 20%. La scuola potrebbe senz’altro far di più, ma più che stracciarsi le vesti direi che è utile rimboccarsi le maniche.
Sempre per quanto riguarda i lati negativi: quest’anno ho avuto di nuovo casi di studenti che non sapevano mettere gli spazi attorno alla punteggiatura in un testo battuto al computer e finivano per piazzarla a casaccio, infilando uno spazio prima della virgola invece che dopo, oppure prima e dopo, oppure parentesi tonde appiccicate alla parola precedente o staccate dalla parola successiva, e via dicendo. Sono stati in tutto tre casi, su circa 60 esami fatti finora, ma mi hanno colpito perché nel 2012 non ce n’era stato neanche uno e la tipologia sembrava in via di estinzione. Sospetto che a monte ci sia il rapido calo di interesse scolastico per il computer, a favore di tablet e altri strumenti di scrittura poco sorvegliata. Vedremo nei prossimi anni! Nel frattempo, ho segnalato la cosa e alla seconda stesura gli errori sono quasi del tutto scomparsi nelle voci interessate.
I lati positivi sono stati infinitamente più numerosi. La prova finale del Laboratorio consiste nel produrre una o più voci di Wikipedia per un totale di 10 pagine a stampa su un argomento a scelta dello studente. Come notavo sette (!) anni fa, quando ho incominciato a fare questo tipo di corsi per Informatica umanistica, la varietà degli argomenti mi permette di imparare un sacco di cose… ma gli argomenti sono variati perché a sceglierli devono essere i singoli studenti. Per fortuna, checché se ne dica (v. sopra), gli studenti italiani hanno di regola una buona quantità di passioni e di interessi. Fare verifiche empiriche è impossibile, ma nella mia esperienza la motivazione è fondamentale, per scrivere bene, e sospetto che i risultati positivi di queste voci siano in buona parte dovuti alla possibilità di scegliere liberamente gli argomenti.
Per il prodotto finito, non è il caso di fare classifiche: io sono soddisfatto di quasi tutti i lavori e in ogni caso il Laboratorio ha e deve avere solo finalità didattiche. Il parametro di successo è quindi il miglioramento della capacità di scrittura del singolo, non il livello delle voci prodotte, che è solo un effetto collaterale. Però non resisto a segnalare alcune delle cose per me più interessanti che sono venute fuori nell’ultimo mese, e in particolare tre casi molto diversi fra loro:
- la voce sulla strage di Ayotzinapa, cioè sul rapimento e sull’uccisione, nel 2014, di 43 studenti messicani
- la voce sull’uso delle faccette estetiche in odontoiatria
- la voce sulla storia dei bicimotori VéloSoleX
Ma moltissime altre voci meriterebbero di essere segnalate per l’importanza degli argomenti trattati o per la qualità della scrittura... quello presentato sopra è solo un campionamento personale.
In sintesi: io esco da questa esperienza, come sempre accade, motivato e ottimista. Spero che lo stesso valga anche per chi ha fatto il lavoro vero!
In sintesi: io esco da questa esperienza, come sempre accade, motivato e ottimista. Spero che lo stesso valga anche per chi ha fatto il lavoro vero!