domenica 16 novembre 2008

Memorie di uno scioperante

Venerdì ho fatto sciopero e sono andato a Roma per la manifestazione. L'esperienza è stata illuminante anche dal punto di vista della scrittura. Un neodottore di ricerca in Informatica a Pisa, infatti, si è portato dietro la mascherina di un televisore Daewoo montata su un manico di scopa. Nel viaggio in treno ha preparato una scritta su un telo azzurro scuro: ALZA IL CULO ABBASSA L'AUDIENCE. E alla fine ha fissato con nastro adesivo il telo dentro al televisore ed è andato in giro a mostrare questa insegna.

L'effetto è stato incredibile. La gente si fermava a guardare e leggere, indicava il televisore, si avvicinava per scattare foto... Di foto ne avranno scattate trecento (letteralmente) mentre il mio gruppo si alternava a portare l'insegna. Come mai questo successo? La risposta che mi sono dato: Boh!

mercoledì 12 novembre 2008

Le metafore di Lakoff


Ho cominciato a leggere Metaphors We Live By di George Lakoff e Mark Johnson. Nell'edizione americana del 1980, perché mi sembra che nelle biblioteche di Pisa non ci siano copie dell'edizione 2002, e perché non sono disponibili le copie della traduzione italiana - che spero però di controllare presto, visto che tradurre un libro del genere è una sfida!

In quanto al contenuto: "We have found (...) that metaphor is pervasive in everyday life, not just in language but in thought and action" (p. 3). Su quale base dichiarano questa "pervasività"? Non ci sono percentuali...

martedì 11 novembre 2008

Anathem


Ieri ho finito di leggere il nuovo romanzo di Stephenson, Anathem. Ottocentonovanta pagine di romanzo vero e proprio, più appendici. C'è voluto un po', in effetti!

Il romanzo in sé è il solito Stephenson: interesse per i personaggi, zero, al di là di un "pacchetto" di tratti che si ripetono da un libro all'altro e che è comunque dignitoso. Nessuno, penso, può non identificarsi con Fraa Erasmas, il protagonista di questo libro, così come nessuno poteva non identificarsi con Daniel o Jack nel Baroque Cycle. Per il resto, quel che conta sono le idee.

Il risultato finale è leggibile, ma più banale rispetto a Cryptonomicon e al Baroque Cycle. Probabilmente perché in questo caso non c'è la storia vera a fare da sfondo, con tutti i suoi dettagli e le sue sfaccettature, ma c'è la storia di un pianeta inventato, anche se molto simile al nostro. E c'è poco da fare: un conto è scoprire come funzionava il sistema del Galeone di Manila, un conto venire a sapere com'è che i clandestini migrano da un continente di Arbre all'altro (= passando per il polo). Le connotazioni, e la densità informativa, sono ben diverse nei due casi. Diciamo quindi che non mi sono annoiato, ma neanche appassionato oltre un certo punto.

I motivi per cui questo libro mi interessa dal punto di vista linguistico sono poi due, a parte qualche lacuna sulla fonetica... all'inizio del romanzo Stephenson cerca di spiegare come si deve pronunciare Arbre, e non è un bel vedere...

Le cose interessanti sono però, per l'appunto:

1. L'inventività nei sostantivi. Ogni tanto, le parole in lingua Orth sono ben strutturate, con i loro echi latini: provener, voco, apert... Ma soprattutto, i nomi gergali per una tecnologia simile alla nostra a volte riescono proprio bene: cartabla (navigatore con GPS), jeejah (telefonino), monyafeek (rudimentale veicolo spaziale, come adattamento di magnifique), eccetera.

2. Le riflessioni sulla pluralità e compresenza dei mondi, che nella parte finale vengono gestite abbastanza bene anche dal punto di vista narrativo - con l'idea che tutte le possibilità siano compresenti, e che il nostro cervello possa potenzialmente scegliere la migliore. In effetti, è interessante notare che il nostro cervello apparentemente procede proprio in questo modo per assegnare un significato alle parole nel contesto: quando si parla di "rete" attiva tutti i significati possibili della parola e poi, quando arrivano altre informazioni, sceglie retrospettivamente quello corretto nel contesto ("attrezzo da pesca", "sistema informatico"... o perlomeno, questo sembra il risultato delle ricerche pubblicate da David Swinney nel 1979, che conosco solo di seconda mano). Che Stephenson stia mettendo a fuoco qualcosa di importante?

Di nuovo in pista

Bene, sono stati mesi molto impegnativi (in particolare perché ho traslocato). Adesso le cose vanno decisamente meglio e ho anche un po' di tempo per leggere e studiare. Spero anche di riuscire a mettere qualche appunto qui in linea.