venerdì 29 maggio 2009

Landes, The wealth and poverty of nations

La seconda lettura di maggio è stata la sintesi storica di Landes. Perché alcune nazioni sono ricche e altre povere? Per quel che possiamo vedere, non c'è una causa unica. Ci sono fattori ambientali, fattori storici, fattori culturali... Ma Landes è molto concentrato sulla diversità europea, partita con la fine del Medioevo e arrivata a fare già nel Quattrocento quello che nessun'altra civiltà era riuscita a fare: esplorare sistematicamente il mondo. Per poi partire con la rivoluzione scientifica, seguita da quella industriale, seguita finalmente dall'integrazione delle due.

Landes è stato un po' messo in ombra dal successo di Jared Diamond, ma la sua concentrazione sui dati economici è interessante - specie di questi tempi. La geografia non è messa in ombra, ma Landes le dà un ruolo ragionevole, in contrapposizione per esempio a ciò che ha fatto Diamond in Collapse - libro stimolante ma che arriva a conclusioni chiaramente sbagliate.

Alla fine, la sostanza è che finora hanno funzionato nazioni che integrano stato e mercato (anche se Landes è propenso a glissare sul primo termine, ne riconosce il ruolo fondamentale; il rapporto è particolarmente evidente nei periodi in cui riaffiora il protezionismo). E in sostanza, per far diventare ricca una nazione...

... what counts is work, thrift, honesty, patience, tenacity (p. 523). The one lesson that emerges is the need to keep trying. No miracles. No perfection. No millennium. No apocalypse. We must cultivate a skeptical faith, avoid dogma, listen and watch well, try to clarify and define ends, the better to choose means (p. 524).

E su queste riflessioni la cavalcata si chiude. La cultura sembra il punto chiave, e a parità di condizioni ho il sospetto che Landes abbia ragione. Certo, in molti punti il libro è scritto in tono ironico, e la battuta nasconde a volte errori nel racconto dei fatti... ma l'impostazione generale mi sembra solida.

martedì 26 maggio 2009

Tooze, The Wages of Destruction


Una delle cose interessanti - o umilianti - della saggistica umanistica è la scarsa resistenza delle conclusioni. Nella linguistica ci sono mode che vanno e vengono, e che a volte oscillano tra un estremo e l'altro. Nella storia...

Incoraggiato da alcuni rinvii incrociati su Amazon.com ho preso alla biblioteca di Filosofia e Storia The Wages of Destruction di Adam Tooze (tradotto anche in italiano, come Il prezzo dello sterminio; ma chi ha voglia di leggere una traduzione?). Ottocento pagine che mi sono servite nell'ultimo mese per staccare un po' dal lavoro. Alla fine, il libro mi è piaciuto molto, anche perché è scritto con un atteggiamento da nerd che apprezzo moltissimo: finora non avete capito nulla di questo argomento, adesso vi spiego io come sono andate le cose, a forza di statistiche...

L'argomento è, nel caso particolare, l'economia della Germania sotto il nazismo. Tema arido, forse, e i capitoli iniziali (che descrivono i problemi di commercio con l'estero e bilancia dei pagamenti al tempo della Repubblica di Weimar) sono senz'altro i meno coinvolgenti. Poi il racconto si fa più serrato. Ci sono persone che possono rimanere alzate fino a tardi per leggere un'analisi dettagliata degli alti e bassi nella produzione di munizioni in Germania tra il 1942 e il 1945... me compreso, ahimè. Tooze ha fatto un signor lavoro, anche con l'ottica di smontare il mito dell'efficienza di Speer (non sono del tutto d'accordo con le sue valutazioni su questo) e rivalutare invece il lavoro ordinario dei burocrati tedeschi.

Una buona idea: leggere questo libro a poca distanza da Les Bienveillantes di Jonathan Littell. Ogni tanto i due racconti si intrecciano (come sul problema della partecipazione di Speer all'infame convegno di Posen), e dissonanze e consonanze sono interessanti. Per riflettere sul come, a volte, una cosa talmente aliena come la Germania nazista possa sembrare sgradevolmente vicina al nostro presente.

Dopo il periodo di punta

La chiusura dei corsi è sempre (per me, almeno) un periodo caotico. Da un lato le lezioni, che di solito si accumulano; dall'altro, i primi compiti da correggere.

Conseguenza pratica: un mese di pausa con questi post. Bene, rieccomi qua. Ho anche due articoli e due interventi a convegni da preparare da qui al 25 giugno, più il lavoro preliminare per i test d'accesso per la Facoltà di Lettere. Non ci sarà certo da annoiarsi.