La seconda lettura di maggio è stata la sintesi storica di Landes. Perché alcune nazioni sono ricche e altre povere? Per quel che possiamo vedere, non c'è una causa unica. Ci sono fattori ambientali, fattori storici, fattori culturali... Ma Landes è molto concentrato sulla diversità europea, partita con la fine del Medioevo e arrivata a fare già nel Quattrocento quello che nessun'altra civiltà era riuscita a fare: esplorare sistematicamente il mondo. Per poi partire con la rivoluzione scientifica, seguita da quella industriale, seguita finalmente dall'integrazione delle due.
Landes è stato un po' messo in ombra dal successo di Jared Diamond, ma la sua concentrazione sui dati economici è interessante - specie di questi tempi. La geografia non è messa in ombra, ma Landes le dà un ruolo ragionevole, in contrapposizione per esempio a ciò che ha fatto Diamond in Collapse - libro stimolante ma che arriva a conclusioni chiaramente sbagliate.
Alla fine, la sostanza è che finora hanno funzionato nazioni che integrano stato e mercato (anche se Landes è propenso a glissare sul primo termine, ne riconosce il ruolo fondamentale; il rapporto è particolarmente evidente nei periodi in cui riaffiora il protezionismo). E in sostanza, per far diventare ricca una nazione...
... what counts is work, thrift, honesty, patience, tenacity (p. 523). The one lesson that emerges is the need to keep trying. No miracles. No perfection. No millennium. No apocalypse. We must cultivate a skeptical faith, avoid dogma, listen and watch well, try to clarify and define ends, the better to choose means (p. 524).
E su queste riflessioni la cavalcata si chiude. La cultura sembra il punto chiave, e a parità di condizioni ho il sospetto che Landes abbia ragione. Certo, in molti punti il libro è scritto in tono ironico, e la battuta nasconde a volte errori nel racconto dei fatti... ma l'impostazione generale mi sembra solida.
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