domenica 28 febbraio 2010

Baron, A better pencil


Buona parte dei libri che vengono pubblicati oggi in forma di "saggio" ruota attorno a un tema centrale. A volte più definito, a volte meno. Altri libri però il tema non ce l'hanno: perché il tema non esiste, perché l'autore ha raccolto senza uniformarli contributi dispersi su vari argomenti, e così via.

Difficile dire se A better pencil (OUP, 2009) rientra nella prima categoria o nella seconda. Il libro, di per sé, è una panoramica su argomenti molto diversi tra di loro, e uniformati solo dal rapporto con la "scrittura". Si passa quindi, per esempio, da una descrizione delle attività imprenditoriali di Thoreau come fabbricante di matite al problema dei profili personali su Facebook o MySpace, dal riassunto delle pratiche e delle teorie di Unabomber al confronto tra le interfacce di alcuni tra i primi programmi di scrittura per personal computer.

Va detto che Baron scrive delle cose molto interessanti e a volte presenta spunti originali. In molti casi si basa su fonti ben note: per esempio, direi che la storia tecnologica delle matite è stata realizzata quasi per la totalità riprendendo informazioni da un famoso libro di Henry Petroski del 1990, Pencil (però questo libro ancora non l'ho letto, anche se è da un po' di tempo nella mia lista delle letture che prima o poi dovrei fare... probabilmente nel mio terzo o quarto secolo di vita...). In altri casi invece il lavoro sembra originale. È il caso del sesto capitolo, When WordStar Was King, che per metà descrive appunto le interfacce di programmi di scrittura ormai dimenticati, da WordStar (quello su cui ho iniziato anch'io...) a WordPerfect. Va detto che le osservazioni sono quasi sempre molto intelligenti, e in alcuni casi innovative; e va aggiunto che la lettura è molto gradevole.

A un certo punto, l'autore stesso si pone il problema dell'argomento del lavoro, e propone una minima sintesi:

To recap some themes that I have touched on in this book: because of computers, more people are writing more; they are creating new genres of writing; and they have more control over what they write and how it is distributed (p. 229).

Indeed. E in generale, non ha senso ridurre a formula o regoletta buona parte della conoscenza storica. Alcuni temi vengono inoltre approfonditi in un modo che sarebbe stato difficile fare in un testo vincolato a un argomento preciso. È il caso delle reazioni polemiche davanti alle nuove forme di scrittura che, come viene ben mostrato, hanno accompagnato quasi tutte le tecnologie: dalla scrittura stessa su su fino alla stampa e al computer e, con più originalità, fino alla macchina da scrivere e all'evidenziatore (con una notevole eccezione: appunto, la matita). Tuttavia, perché non dedicare un libro direttamente a questo argomento?

Riassmendo: visto che le divagazioni mi piacciono molto, di solito non ho problemi con un modo poco strutturato per esporre informazioni interessanti. In questo caso però, da lettore, ho avuto la nettissima sensazione che una scelta migliore degli argomenti avrebbe giovato al libro.

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