Di solito leggo con interesse gli articoli che Maurizio Ferraris dedica a vari problemi filosofici e, recentemente, al tema della documentazione. Non ho ancora letto il suo recente saggio Documentazione. Perché è necessario lasciar tracce; conto di farlo presto, perché l'argomento ha ampie sovrapposizioni con gli argomenti di cui mi occupo nella ricerca. però devo dire che l'articolo che Ferraris ha fatto uscire oggi sul supplemento domenicale del Sole-24 ore mi lascia diverse perplessità.
L'articolo si intitola Persi in un vuoto di memoria ed è dedicato all'importante tema della conservazione delle memorie digitali. Le osservazioni presentate sono però a un primissimo livello di informazione - o addirittura problematiche dal punto di vista storico. A partire dalla frase iniziale:
Ogni anno, il 27 gennaio, si celebra il giorno della memoria, ma se la Shoah fosse avvenuta al tempo di Internet, se l'ordine di Goering fosse stato scritto nel 2042, invece che nel 1942, ci sarebbe il fondatissimo sospetto che, nel 2310, scomparsi tutti i testimoni, non ne rimanga più traccia. Più niente ordine di Goering sulla soluzione finale (sarebbe stata una email finita chissà dove)...
Eh? A parte l'uso dei tempi verbali, l'esempio è singolarmente mal scelto. Presumibilmente, parlando di "ordine di Goering", si sta parlando di quello datato 31 luglio 1941 (non 1942). Però quest'ordine non fu l'atto che mise in moto lo sterminio degli ebrei. Si trattava invece dell'ordine inviato a Heydrich di "prepararsi" per la "soluzione finale" del "problema ebraico" nei territori europei occupati dai nazisti. Era insomma un passo in quella direzione, ma non era ancora l'ordine di eseguire la "soluzione finale", né tantomeno di farlo attraverso l'eliminazione fisica degli ebrei piuttosto che, per esempio, attraverso il trasferimento forzato.
Chi diede davvero l'ordine di sterminare il popolo ebraico? Al di là della tragedia in sé, è interessante notare che non esiste un "documento" che dia risposta definitiva (e come punto di partenza per l'ampia discussione storiografica si può prendere, una volta tanto, la voce di Wikipedia dedicata al problema). Con ogni probabilità l'ordine fu dato da Hitler in persona, che però fu attento a non farlo sotto forma di dichiarazione chiara e pubblica, e soprattutto a non farlo per iscritto. Quando venne dato l'ordine? Neanche questo si sa, ma probabilmente la data è posteriore al luglio del 1941. La ricostruzione storica di una decisione di simile portata si basa quindi solo su documentazione indiretta e ricordi individuali (a volte contraddittori). Né Hitler né Goering mandavano e-mail: entrambi però, oltre a scrivere testi, fornivano informazioni importanti attraverso canali che non lasciano "documenti".
Insomma, l'esperienza mostra che anche la mancanza di un "documento" chiave non trasforma una celebrazione come il Giorno della Memoria in "un rito misterioso, in cui si celebra la memoria di un evento dai confini vaghi e inafferrabili", come paventa Fabris. I confini dello sterminio degli ebrei sono più vaghi di quanto si pensa di solito, ma ciò non toglie che ci sia un nucleo ben definibile di dati, vittime, mandanti ed esecutori. Il singolo pezzo di carta conta, ma spesso solo come tassello di un quadro più ampio che sta in piedi anche per altre ragioni.
Detto questo, e passando a vicende storiche per fortuna meno tragiche, è chiaro che il problema di base discusso da Ferraris è importante per i nostri programmi: quanto dureranno le nostre memorie informatiche? Ferraris ricorda che le aziende che oggi archiviano i nostri dati "nella nuvola" non avranno, verosimilmente, vita lunga. Previsione più che ragionevole. Ma allora? Gli addetti ai lavori si sono occupati da decenni di questo problema, che non è recente e non riguarda solo i dati elettronici: tanto per fare un altro esempio, anche buona parte della nostra carta acida si disintegrerà, pare, nel giro di un secolo o giù di lì. In sostanza, più che ribadire per l'ennesima volta che il problema esiste, sarebbe interessante vedere, con indagini sul campo, che cosa stanno facendo utenti, aziende e istituzioni per limitare i danni.
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