Appunti sul linguaggio e sulla scrittura, con particolare attenzione al linguaggio del web. Un blog di Mirko Tavosanis.
mercoledì 19 maggio 2010
Roncaglia, La quarta rivoluzione
È appena uscito, e me lo sono comprato al volo, La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, di Gino Roncaglia.
Il libro è un ottimo testo divulgativo, e ha l'incomparabile vantaggio di essere aggiornato a questa primavera... fino all'annuncio dell'iPad, e prima della sua commercializzazione in Italia. Se si cerca un testo unico sulla questione dei libri elettronici, al momento non c'è niente di meglio in italiano - e niente di immediatamente confrontabile nemmeno in altre lingue. Quindi è una lettura assolutamente consigliata.
A livello di informazioni di contorno, il libro ha anche un sito di riferimento (e un gruppo su Facebook). Il libro è anche come e-book - cosa naturale, ma tutt'altro che scontata - e tra poco dovrebbe comparire anche nel catalogo della nuova sezione ebook di IBS.
Per quanto riguarda i contenuti, le sei "lezioni" presentano, in modo piacevolmente discorsivo, gli argomenti indispensabili. Trasformando i titoli evocativi delle lezioni (per esempio, la prima si intitola Il libro e il cucchiaio) in indicazioni più referenziali, la suddivisione grosso modo sarebbe:
1. caratteristiche delle interfacce di lettura
2. definizione del libro elettronico
3. storia dell'e-book, con molta attenzione ai problemi pragmatici di usabilità
4. codifica dei testi
5. gestione dei diritti e distribuzione
6. prospettive per il futuro
Come sintesi dello stato delle cose, sembra difficile immaginare qualcosa di meglio - o anche semplicemente di diverso (anche se qualcosa di più dirò a fine post). Semplicemente, se si vuole un orientamento intelligente sugli e-book, oggi questo è il libro da cui partire.
Anche a livello di dettaglio, la qualità del lavoro è notevole. La terza "lezione", che nell'originale si intitola Dalla carta allo schermo (e ritorno?), per esempio, rappresenta la miglior storia dell'e-book che abbia letto finora, in qualunque lingua: non solo per copertura e livello di dettaglio, ma soprattutto per la selezione delle cose da dire - quelle importanti, in sostanza!
Limiti del testo? Una volta detto che il libro è assolutamente consigliato, proprio la minima portata delle osservazioni che si possono fare rende l'idea di quanto sia ben fatto il lavoro. Per esempio, a p. 127, a proposito di codifica di testo, si parla di marcatori testuali che, si dice, "vengono convenzionalmente inseriti fra una coppia di parentesi chiuse". Vero per alcuni linguaggi, molto meno per altri - a cominciare dai formati per descrivere le pagine! Oppure a p. 151: di un programma come "Kindle for iPhone" si dice che "non è certo all'altezza di programmi come Stanza". Sicuro? Meno versatile, senz'altro, ma la qualità tipografica e di interazione mi sembra come minimo paragonabile, se non superiore. A p. 141 si parla del lettore Blio come se già fosse disponibile, e invece non lo è...
Insomma, dettagli minimi all'interno di un libro importante. Che cosa poteva esserci di più, e non c'è? Direi semplicemente una cosa - fondamentale, ma su cui in effetti la riflessione oggi è molto indietro: la descrizione dei motivi e delle tecniche per cui si legge. Qualcosa si trova, sparso nel testo, ma sono accenni che per lo più ruotano attorno a una distinzione un po' troppo schematica, quella tra fruizione lean back (rilassata) e lean forward (tipica di chi lavora con un testo, correggendo, scrivendo, etc.). Su questo punto anche le osservazioni sembrano un po' arretrate. Alle pp. 93-94 viene riportato, per criticarlo, un luogo comune legato "alla testualità elettronica":
quello secondo cui la fruizione digitale può funzionare per opere di reference, e non può invece funzionare per la letteratura e le opere che corrispondono a grandi linee alla categoria editoriale della 'varia': saggistica e divulgazione caratterizzate da un impianto fondamentalmente lineare e da una struttura comunque in qualche misura narrativa.
La critica a questo luogo comune viene fatta da Roncaglia sulla base dei prevedibili sviluppi futuri. Ma in effetti già dal 2007 il successo del Kindle ha mostrato che la narrativa e la 'varia' si leggono benissimo sui libri elettronici. È la lettura a fondo, per ragioni di studio, che crea problemi: annotazione, schematizzazione di testi, e così via. Insomma, su questo punto la realtà è già andata avanti rispetto alle nostre discussioni - e la prossima sfida del mercato, a me, sembra esattamente questa: produrre soluzioni hardware e software che si possano usare per il lavoro, non solo per la lettura rilassata.
-- Ma in effetti già dal 2007 il successo del Kindle ha mostrato che la narrativa e la 'varia' si leggono benissimo sui libri elettronici. --
RispondiEliminaSe è per questo in Giappone ormai da parecchî anni sono diffusi e radicati i "romanzi per cellulare" (携帯小説, keitai shōsetsu). Nonché i fumetti per cellulare.
È vero che in molti casi tali pubblicazioni preludono a una successiva edizione cartacea (solo per i titoli che si son mostrati più apprezzati, però), ma ciò non toglie che colà la fruizione digitale della narrativa sia ormai percepita come consuetudine (almeno dalle generazioni più giovani).
Ciao, Yupa! Ottima osservazione... e in effetti, dei "romanzi per cellulare" parla molto anche Roncaglia: sono un caso di successo non da poco (e, purtroppo o per fortuna, un caso che si adatta male alle nostre abitudini di lettura...)
RispondiEliminaA presto, e grazie per il commento!
P.S. "Yupa" da Nausicaa, vero?