martedì 19 ottobre 2010

Forza sette?


Da ieri a oggi ho fatto un po' di ordine negli appunti e ho ritirato fuori alcuni appunti che si erano accumulati.

Primo fra tutti, per cominciare con lo spirito giusto, un servizio pubblicato su Wired a fine settembre. Il servizio si intitola 7 Essential Skills You Didn't Learn in College e, con la tipica retorica di Wired, vorrebbe presentare un curriculum universitario

che colma le lacune della vostra educazione da ventesimo secolo con gli attrezzi di cui avete bisogno adesso. Chiamiamole "arti neoliberali": istruzione superiore per umani altamente evoluti.

Dal mio punto di vista, è un curriculum molto lusinghiero. Di queste sette "arti neoliberali" per esseri superiori, ben due sono già coperte dai miei corsi: Writing for New Forms (cioè, "autoespressione in 140 caratteri") era parte del Laboratorio di scrittura degli ultimi anni, mentre la Remix Culture ("campionature, remix e mescolanze") era al centro del corso sul Linguaggio del web che ho tenuto nella primavera del 2010.

Dov'è l'inghippo, quindi? Semplicemente, nel fatto che argomenti di questo genere non sono, in realtà, centrali per un'educazione. La scrittura per "i nuovi generi" ha senso se inserita all'interno di una trattazione più generale della scrittura. Altrimenti, imparare i trucchetti per scrivere su Twitter non richiede più di un paio d'ore (e non porta molto lontano). Allo stesso modo, il remix è un argomento interessante, ma entro certi limiti. Si vive, si studia e si lavora benissimo anche con quel poco di pratica di "remix" che si può assorbire dall'ambiente, senza bisogno di una formazione dedicata.

Naturalmente, pochi prendono sul serio la retorica di Wired. Però, se si volesse farlo, sarebbe interessante notare che anche le altre cinque "arti" proposte non sono poi così rilevanti. O meglio, solo una, la prima, "Alfabetizzazione statistica", lo è senz'altro - e dovrebbe come tale essere inserita in tutti i programmi di scuola superiore, a differenza di aree della matematica (per esempio, che so, la trigonometria) che hanno un buon valore formativo ma di cui ben pochi hanno bisogno nella vita di tutti i giorni. La statistica sì: a occhio, dopo le quattro operazioni e la capacità di lavorare con i numeri frazionari, è il ramo della matematica più immediatamente applicabile per, beh, per tutti, letterati compresi.

E le altre materie? Non ho le competenze per parlarne nel dettaglio, ma direi che sono probabilmente, più che materie, scelte di vita, oppure, all'estremo opposto della scala, aree ristrette su cui specializzarsi. Magari, quando si è già terminato un buon corso che metta in grado di contestualizzare per benino anche temi periferici.

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