Domanda: è possibile imparare qualcosa solo leggendo? Sì, chiaramente; ma fino a quale punto?
The boy who harnessed the wind, raccontato direttamente dal ragazzo del titolo (William Kamkwamba, in collaborazione con Bryan Mealer), è anche una risposta a questa domanda. Il libro, infatti, è la storia di come pochi anni fa un ragazzo del Malawi si sia in testa, in un villaggio quasi del tutto privo di corrente elettrica, di realizzare un generatore a vento per portare la luce in casa. Senza avere a disposizione incoraggiamenti o insegnanti, ma solo una biblioteca con qualche scaffale di libri in inglese arrivati per donazione.
Un libro in particolare, Explaining physics (sembrerebbe questo), gioca un ruolo fondamentale, perché fornisce le indicazioni necessarie: a capire i principi alla base della dinamo, o la differenza tra corrente continua e corrente alternata, o il modo per cambiare la tensione. Non che il protagonista non abbia già qualche base, dall'inglese all'algebra (imparati in scuole con i buchi nel pavimento, senza libri né attrezzature); però in un contesto in cui nessuno, dalla famiglia ai pochi proprietari di biciclette e luci elettriche, ha la minima idea di come funzioni la corrente.
Il libro, insomma, è la storia di un successo. Con una storia che però prende forma solo a metà del testo, perché le prime sezioni raccontano la vita di William Kamkwamba, la storia della sua famiglia e, soprattutto, la carestia del 2001, che (assieme alla vendita, fatta poco prima, delle riserve nazionali di grano, e alla sparizione dei profitti risultanti...) porta alla fame l'intero villaggio e il resto del paese. Dopodiché, nel giro di qualche anno, abbandonata la scuola, il protagonista si trova quasi per caso a creare il suo mulino a vento. Dopo il successo, la radio e i giornali locali lo notano, e da lì a una conferenza TED il passo - beh, non è breve, ma è rapido:
Il racconto è avvincente. Soprattutto, però, fa ricordare che i libri permettono a volte di fare cose sorprendenti, quando incontrano un lettore preparato a prenderli sul serio.
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