venerdì 24 febbraio 2012

La scrittura non standard nei fumetti italiani

 
Ho appena ricevuto il libro Die Sprache(n) der Comics, a cura di Daniela Pietrini (Martin Meidenbauer, München, 2012, ISBN 978-3-89975-280-9, pp. 216). Il volume raccoglie gli atti del Kolloquim omonimo, tenuto a Heidelberg il 16 e il 17 giugno 2009; all’interno c’è anche un saggio di Fabio Gadducci e mio dedicato a La scrittura non standard nei fumetti italiani (pp. 113-126). In quest’ultimo sono presentati i risultati di una panoramica a largo raggio su ciò che all’interno dei fumetti italiani si trova, appunto, sotto forma di scrittura non standard a livello dei suoi ingranaggi minimi. In sostanza, quindi, semplici modifiche nell’ortografia, nella punteggiatura e nella scrittura delle parole... con poche eccezioni, il fumetto italiano non si allontana molto dalle regole tradizionali.
 

Una parte del lavoro riassume i risultati di una ricerca sulle interiezioni fatta da Lucrezia Franceschi per la sua tesi di laurea: inventario che ho trovato molto utile, da cui si apprende per esempio che oggi nei fumetti Disney sembrano scomparse interiezioni un tempo comunissime come pfui o quack (p. 125). In generale, ci sembra che la tendenza del fumetto italiano sia senz’altro stata diretta negli ultimi anni alla riduzione dei tratti espressivi più caratteristici. Nella sintesi finale Fabio e io ci sbilanciamo anzi a dire che probabilmente “tutti i meccanismi espressivi presenti nel fumetto italiano contemporaneo ad ampia diffusione erano già presenti cinquant’anni fa” e “non esiste neanche un singolo meccanismo che sia presente nel fumetto serio e non in quello umoristico” (p. 125).
 

Il volume è multilingue (oltre a quelli in italiano, sono presenti contributi in tedesco e francese, più abstract in inglese per ogni testo), e ancora non l’ho letto per intero. Segnalo però i contributi in italiano di Sergio Brancato e Gino Frezza, e soprattutto quello di più diretto interesse linguistico, Dannate lingue del Paz! Osservazioni linguistiche sui fumetti di Andrea Pazienza di Fabio Rossi (pp. 127-146). Pare incredibile, ma nei quindici anni passati da un mio minimo contributo sulla lingua dei fumetti di Andrea Pazienza non era uscito nient’altro sul tema. Adesso Fabio Rossi colma una lacuna significativa facendo una rassegna a largo raggio – che tra l’altro ho subito usato per un breve testo di sintesi che dovrebbe comparire tra poco sulla rivista online Treccani.
 

4 commenti:

  1. Sembra molto interessante. Guardando la copertina, mi è tornata una curiosità: non sono mai riuscita a scoprire se c'è un nome italiano per descrivere le sequenze di caratteri usati al posto di imprecazioni o volgarità, come *@#!!, che in inglese vengono chiamate obscenicon o grawlix. Per caso il libro ne accenna?
    Grazie.

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  2. Ciao, Licia!

    Buona domanda... nel libro non c'è, direi, nessun accenno al nome di quelle sequenze di caratteri. Non credo nemmeno che in italiano abbiano un nome... provo però a chiedere in giro.

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  3. I personaggi de The Katzenjammer Kids si esprimevano in "turpiloquio grafico" già più di cent'anni fa, ma solo fra due anni ricorrerà il cinquantenario dell'invenzione della parola grawlixes da parte di Mort Walker.

    Solo qualche accanito professor emeritus difende il molto meno succoso, e più recente, obscenicon, che però vanta nobili natali su Language Log.

    Escluderei che in qualche scuola di fumetto italiana si sia mai tentata una traduzione di questi termini. Può darsi che i tempi in cui The Katzenjammer Kids diventavano Bibì e Bibò e Capitan Cocoricò ci abbiano vaccinato per sempre dal "mal francese" della traduzione di ogni singola parola. Però, se ci fosse in giro qualcuno dotato di abbastanza inventività e coraggio da provare a "tradurre" in italiano The Lexicon of Comicana dello stesso Walker (ancora disponibile!) la fumettologia italiana non sarebbe mai più la stessa...

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