sabato 18 febbraio 2012

Sellen e Harper, The myth of the paperless office

 
Sellen e Harper, The myth of the paperless office
Sulla lettura da dispositivi elettronici si dicono tante cose, che però spesso sono basate più su speranze che sull’esame di fatti concreti. Un libro che viceversa si basa sull’esame di fatti concreti è diventato per me un punto di riferimento, nonostante sia passato molto tempo dalla sua uscita: The myth of the paperless office di Abigail J. Sellen e Richard H. R. Harper , pubblicato nel 2001 dalla MIT Press.
 
Il titolo, una volta tanto, promette meno di ciò che il testo mantiene. Il libro non si limita infatti a mostrare che l’ufficio senza carta è un mito, ma spiega anche, ragionevolmente, il perché. Gli autori iniziano il discorso con la descrizione della tipica scrivania contemporanea:
 
As we write this book, we have paper all around us. On the desk are stacks of articles, rough notes, outlines, and printed e-mail messages. On the wall are calendars, Post-it notes, and photographs. On the shelves are journals, books, and magazines. The filing cabinet and the wastebasket are also full of paper. Among all this sit our computers, on which the composition takes place. Yet, if the computer is the canvas on which documents are created, the top of the desk is the palette on which bits of paper are spread in preparation for the job of writing. Without these bits of paper ready to hand, it is as if the writing, and more especially the thinking, could not take place in earnest (loc. 38).
 
Seguono spiegazioni sulle affordances della carta, cioè in pratica le caratteristiche che permettono agli esseri umani di interagire con questo materiale. Gli autori indicano quattro ragioni principali per il successo duraturo della carta (loc. 894-899):
 
1. Paper helps us flexibly navigate through documents. 
2. Paper facilitates the cross-referencing of more than one document at a time. 
3. Paper allows us to annotate documents easily. 
4. Paper allows the interweaving of reading and writing.
 
E seguono, soprattutto, gli esempi pratici. Per esempio quelli ricavati da uno studio dei cosiddetti “knowledge workers” presso il Fondo Monetario Internazionale, i quali dispongono dei migliori computer e dei migliori servizi informatici esistenti, ma svolgono comunque buona parte del proprio lavoro su carta, per una varietà di ragioni (cap. 3, Paper in knowledge work). Particolarmente importanti mi sembrano i risultati di uno studio sul modo in cui viene condotta, in diversi ambiti, la lettura di lavoro – sia su carta, sia su schermo. Gli autori sintetizzano i risultati in otto paragrafi (loc. 957-1042):
 
1. The ubiquity of reading 
2. The preference for paper 
3. Many different kinds of reading 
4. Different ways of reading 
5. Reading in conjunction with writing 
6. Use of multiple documents 
7. The complex role of technology 
8. Clusters of readers
 
Ognuno di questi paragrafi meriterebbe una discussione approfondita. Per dare un’idea dei contenuti, basti però qui vedere il modo in cui gli autori introducono il paragrafi 5, presentando quello che definiscono giustamente come uno dei risultati più sorprendenti della loro ricerca: nel mondo del lavoro, “Reading occurs with writing more often than it occurs without” (loc. 973).
 
Gli autori poi esaminano il modo in cui carta e computer vengono usati in una varietà di situazioni: dai poliziotti, dai controllori di traffico aereo, e via dicendo. Una delle sezioni più interessanti del libro, per me, è quella centrale, in cui tra l’altro si studia il modo in cui diverse aziende hanno tentato di far passare dalla carta al computer diverse fasi di lavoro. Le conclusioni potranno sembrare controintuitive a molti lettori: i sistemi elettronici vanno bene per archiviare le informazioni, la carta per lavorare sulle informazioni. Quindi il consiglio base è: archiviare su computer, stampare su carta quando si lavora, e a lavoro finito buttare via tutto tranne le pochissime cose che devono essere archiviate di nuovo su computer.
 
Il libro comunque è affascinante (beh, per gli addetti ai lavori) in pratica a ogni pagina... Leggendolo su Kindle ho provato a usare la funzione che permette di fare un’orecchia alle pagine più interessanti... ma ho scoperto che le marcavo quasi tutte! Impossibile quindi dare un riassunto dettagliato dei contenuti. L’unica è leggerselo per intero.
 
Infine, va notato che negli undici anni trascorsi dall’uscita di questo libro la tecnologia ha cambiato un po’ di cose, ma non ha trasformato il quadro. I dispositivi elettronici sono diventati più potenti, più intelligenti, più facili da trasportare... ma ancora non hanno, per esempio, sistemi che permettano di sfogliare i capitoli di un testo con la stessa immediatezza che è possibile su carta. Più che cancellare l’utilità della carta ne hanno insomma rosicchiato gli ambiti d’uso, occupandone uno qua e uno là. Né sono in vista innovazioni tali da far pensare che la scomparsa completa della carta nel lavoro di ufficio (e dintorni) sia vicina.
 

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