Da molti anni, all’inizio di ogni giornata lavorativa mi guardo un po’ di fumetti in rete. Due di questi, aggiornati alle 9 ora italiana, sono due strisce classiche dei quotidiani americani: Doonesbury, di Garry Trudeau, e Dilbert, di Scott Adams. Il primo è praticamente un classico della letteratura, un Grande (e intelligente) Romanzo Americano che va avanti da quarant’anni. Il secondo… beh, diciamo che in passato mi sono ritrovato in situazioni che mi hanno fatto capire che, anche se a prima vista non sembra, è un fumetto realistico. E comunque, è molto divertente.
Un’aggiunta più recente, carina anche se inferiore ai primi due, è Pearls before swine, di Stephan Pastis. Dopodiché, il panorama delle strisce tradizionali si conclude. Nel tempo ne ho provate altre, ma con poco successo.
In compenso, però, leggo diversi altri fumetti che escono a scadenze meno serrate. In questo caso si tratta di veri e propri webcomics: fumetti pubblicati solo o principalmente sul web (il termine inglese richiede meno precisazioni rispetto ad alternative italiane in tutto o in parte, tipo “fumetti online” o “fumetti in rete”).
Quello che preferisco è, naturalmente, xkcd, di Randall Munroe. Intelligente e molto divertente allo stesso tempo (e poi, con diversi riferimenti alla linguistica, e perfino alla linguistica computazionale: che cosa si può volere di più?).
Un’alternativa a cadenza settimanale è Oglaf, di Trudy Cooper e Doug Bayne: praticamente, una serie di storie a sfondo sessuale in ambientazione fantasy, ma con un taglio surreale che spesso trovo molto divertente (a volte, ammetto, le battute mi rimangono incomprensibili).
Poi, Scenes from a multiverse, di Jonathan Rosenberg. Un po’ un gusto acquisito, ma devo dire che anche in questo caso il surrealismo funziona molto bene.
Infine, Tom the dancing bug, di Ruben Bolling, che spesso è un ottimo fumetto politico.
Una caratteristica che tutti questi fumetti (a parte l’ultimo) hanno in comune è l’uso del tooltip. In pratica, nell’elemento HTML che riporta l’immagine del fumetto l’attributo title viene riempito, anziché con un titolo vero e proprio, con un testo che ha a che fare con il fumetto stesso – di solito, una specie di battuta finale o punchline. Tipo così:
<img alt="Sick Day" src="http://imgs.xkcd.com/comics/sick_day.png" title="Wikipedia path: Virus -> Immune system -> Innate immune system -> Parasites -> List of parasites of humans -> Naegleria fowleri -> Primary amoebic meningoencephalitis -> Deciding I DEFINITELY shouldn't connect an aquarium pump to my sinuses" />
Quando il lettore apre la pagina web può portare il puntatore del mouse sul fumetto e, con i browser attuali, questo fa comparire la scritta sotto forma di riquadro di testo, o tooltip (ne ho parlato a proposito dei “microgeneri” te-stuali alle pp. 64-65 del mio libro sull’Italiano del web).
I webcomics elencati qui sopra non sono gli unici a usare il tooltip: ho trovato per esempio una lista che riporta 91 esempi. Non li ho letti tutti, ma, cosa interessante, la lista include anche alcuni prodotti che non sono propriamente fumetti, oppure che non usano l’attributo title ma qualche sistema vagamente paragonabile (per esempio, nascondendo testo nel nome del file che contiene l’immagine). Come accade spesso in questo genere di situazioni, il meccanismo di base può infatti essere reso più complicato con estrema facilità – e anche qui rimando al mio libro, pp. 78-80. Si leggono quindi commenti tipo “L's Empire has some where the alt text for multiple pages need to be read in order to get the joke”.
La mancanza di webcomics italiani paragonabili è un po’ triste. Anzi, aggiungo che è un po’ triste anche il fatto che, con tutta la creatività del fumetto italiano, finora non sia riuscito a trovare neanche un singolo esempio di webcomic italiano che sia entrato tra le mie letture regolari (anche se Makkox ci va vicino).
Sono, naturalmente, aperto a suggerimenti e consigli.
Personalmente, come fumetti in rete, seguo zerocalcare (che apprezzo, pur riconoscendone i limiti) e scottecs comics (umorismo surreale, assurdista e completamente disimpegnato).
RispondiEliminaHo lavorato per molti anni in un team internazionale di una grande azienda informatica americana e posso confermare che in quel contesto Dilbert è una striscia estremamente realista, sia per le situazioni che per il linguaggio, tanto che tra i miei colleghi c’era chi sostituiva la faccia del PHB con quella della nostra responsabile, che parlava e a volte anche agiva allo stesso modo… :-D
RispondiEliminaPearls Before Swine mi è sempre piaciuto molto ma mi pare che ultimamente l’autore abbia esaurito la vena creativa.
Seguo anche Zits, che ha per protagonisti un tipico adolescente americano e i suoi genitori, divertente e per me molto interessante anche per gli aspetti linguistici.
Mi piacciono molto i giochi di parole e ogni giorno leggo Bizarro, che ne ha spesso di veramente assurdi, e Rhymes with Orange, che però a volte richiede conoscenze “americane” un po’ troppo specifiche.
Mi fa sorridere anche Savage Chickens, “cartoons on sticky notes”.
Ciao, Yupa!
RispondiEliminaZerocalcare lo conoscevo (anche se non stravedevo...); di scottecscomics invece non avevo mai sentito parlare. Grazie per le indicazioni!
Ciao, Licia!
RispondiEliminaIn effetti, devo ammettere che ogni tanto ho provato a leggere Zits, ma non mi piace. Soprattutto, direi, per il disegno - un po' lo stile anni Settanta, un po' il modo in cui sono presentati i gesti dei personaggi e le battute. Avendo un figlio uscito da poco da quell'età, poi, non mi ci ritrovo molto.
Savage Chickens ogni tanto lo leggo anch'io, e in effetti non è male... Qui il disegno mi piace!
Bizarro e Rhymes with Orange non li conoscevo: li terrò d'occhio sicuramente.
A presto, e grazie per i suggerimenti!