Appunti sul linguaggio e sulla scrittura, con particolare attenzione al linguaggio del web. Un blog di Mirko Tavosanis.
sabato 13 marzo 2010
Il Mahabharata
Il pomeriggio del rientro da Delhi sono andato in zona universitaria a cercar libri usati. Un grande vantaggio del mercato indiano è fatto dalle edizioni locali in inglese, a prezzi locali... resta sempre merce costosa per lo standard indiano, ma assai meno per quello europeo. Per esempio, un rilegato recente di narrativa tipo The White Tiger di Aravind Adiga, pubblicato da HarperCollins, nuovo, costa 395 rupie: poco più di 5 euro, e con l'usato il prezzo cala ancora.
Tra le cose che mi sono procurto c'è, per l'equivalente di 30 centesimi di euro, un adattamento inglese del Mahabharata realizzato negli anni Cinquanta. L'autore, Chakravarti Rajagopalachari, secondo la quarta di copertina era (non sorprendentemente) più conosciuto con le sue iniziali (C. R. o Rajaji); era anche un'importante figura politica, oltre che un collaboratore di Gandhi. La sua riduzione inglese si basa su una versione Tamil originale e non è fatta da una sola persona; va avanti per quattrocentoquaranta pagine ma è comunque drastica - per esempio, si limita a ricordare (p. 274) che a un certo punto Krishna fa la sua esortazione ad Arjuna, e si tratta del Bhagavad Gita. Punto! In compenso, ogni tanto ci sono commenti contemporanei sul confronto tra le guerre antiche e quelle moderne, sulla verosimiglianza dei conflitti epici (con frecce che vengono usate per costruire muraglie continue attorno ai guerrieri, in modo che i nemici non si possano avvicinare...), o sul confronto tra epica e cinema (come a p. 229), a favore naturalmente della prima.
Al di là di questo e al di là delle idiosincrasie dell'inglese di C. R. o dei suoi collaboratori, devo dire che la storia mi ha preso... per cui a un certo punto mi sono trovato a leggere di corsa le vicende dei Pandava e dei Kaurava, per vedere "come andava a finire". Come va a finire poi è ben noto: i due rami rivali di famiglia si sterminano a vicenda, e i sopravvissuti fanno penitenza per finire i propri giorni in santità.
Evidentemente non sono poi l'unico a sentire questo fascino, perché io ho la quaranticinquesima edizione, e oggi su Amazon è in vendita la quarantaseiesima. Però, effettivamente, anche un disincantato letterario come me rimane colpito dal fatto che una storia vecchia di duemilacinquecento anni, completamente folle secondo i canoni della ragionevolezza e della morale moderna, possa essere ancora interessante dopo essere passata attraverso tre lingue, tagli, aggiunte e condensazioni.
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