sabato 28 gennaio 2012

Santambrogio, Manuale di scrittura (non creativa)



Copertina di: Santambrogio, Manuale di scrittura
Sto andando avanti con la ricerca di testi d’appoggio per i miei Laboratori di scrittura, ma i risultati non sono molti e negli ultimi mesi non ho trovato nulla che potesse essere aggiunto alla bibliografia di supporto. La causa di questo problema, credo, è molto semplice: l’insegnamento della scrittura universitaria non ha una lunga tradizione in Italia, e tutti quelli che negli ultimi anni si sono occupati dell’argomento l’hanno fatto (me compreso) sulla base della propria personale esperienza, più che di una idea condivisa.
 
Un esempio ben riuscito di questo stato di cose è il Manuale di scrittura (non creativa) di Marco Santambrogio (Roma-Bari, Laterza, 2006; l’editore mi ha gentilmente spedito una copia dell’edizione pubblicata nella collana Economica Laterza, 2008, ISBN 978-88-420-8640-6, pp. XII + 252, 9,5 €). Anche in questo caso, come nel libro di Cerruti e Cini di cui ho già parlato, il titolo promette molto di più di quanto il manuale non mantenga. Marco Santambrogio è professore ordinario di Filosofia del linguaggio all’Università di Parma e il libro ha quindi, non sorprendentemente, un taglio filosofico; ciò però significa anche che il Manuale di scrittura è in realtà soprattutto un manuale di argomentazione. Al suo interno, problemi come quelli del linguaggio migliore da usare, dell’adattamento al destinatario e così via ricevono solo minimi accenni. Tutti soddisfacenti dal punto di vista linguistico, devo dire, a testimonianza di un’alta professionalità del lavoro (è raro trovare un libro scritto da un non specialista che sia tanto corretto dal punto di vista della linguistica italiana). Ma anche palesemente insufficienti per costituire una specie di “orientamento minimo generale”.
 
Il limite più vistoso nella copertura del libro è dato dal fatto che, appunto, tratta solo di testi argomentativi. Ora, l’argomentazione è importante in molti generi di scrittura, ma con un ruolo molto variabile. Non a caso gli studi sulle tipologie testuali distinguono da decenni tra testi argomentativi e testi regolativi o informativi. Giusto per fare qualche esempio, né un verbale né un manuale di istruzioni hanno come scopo fondamentale quello di convincere di qualcosa i loro lettori. Un manuale per usare un lettore di DVD deve solo presentare informazioni complesse in forma comprensibile, e sarebbe ben curioso un manuale che volesse per esempio spiegare al lettore l’utilità e la bellezza dei film, o cose simili. I problemi connessi alla scrittura di un testo del genere sono ben altri – e in questo libro sono trattati solo per brevi accenni, nei capitoli finali.
 
Letto il testo, non ho quindi dubbi sulla sua efficacia per un lavoro orientato, per esempio, alla scrittura di saggistica filosofica. Buona parte dello spazio è dedicata a questo, e il quinto capitolo (i capitoli in effetti qui sono chiamati “lezioni”), di cui pure si dice che “ad una prima lettura” può essere omesso (p. 113), si addentra molto nella logica, includendo quindi frasi come queste:
 
Di conseguenza è chiaro che, anche se per un particolare nome c, Φ(c) non fosse vero, allora non potrebbe essere vero nemmeno ∀x Φ(x). L’oggetto indicato da c è un controesempio a ∀x Φ(x) (p. 137).
 
Tutto sicuramente vero, ma molto lontano dalle esigenze più importanti per la maggior parte degli studenti universitari (e dei relativi futuri lavori).
 

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