giovedì 14 novembre 2013

Greenblatt, The swerve

 
 
Stephen Greenblatt, The swerve
Un libro interessante e divertente, ma non un capolavoro di saggistica. Questo, in sintesi, il giudizio che mi sento di dare su The swerve di Stephen Greenblatt (Vintage, 2011, letto su Kindle, ASIN B005L18C4E, lunghezza stampa indicata 368 pagine, al momento €8,37 su Amazon; ne esiste anche una traduzione italiana, che non ho visto, pubblicata da Rizzoli). Che in teoria era un libro che attirava il massimo delle mie simpatie.
 
Aspetti positivi: in primo luogo, è un libro che parla di personaggi che, come Poggio Bracciolini, hanno fatto la storia della scrittura. Poi, parla di manoscritti. Poi, nei manoscritti di cui parla c’è il testo di uno dei classici che preferisco fin dai tempi del liceo, il De rerum natura di Lucrezio.
 
Il libro, inoltre, ha davvero un sacco di cose interessanti da raccontare. Parte con il viaggio di Poggio Bracciolini alla ricerca di manoscritti antichi in Germania, descritto con molta intelligenza e molti dettagli… E il contorno della storia di Poggio è a sua volta molto interessante, con la sua presenza al concilio di Costanza, le lotte tra papi e antipapi, la condanna a morte di Huss… Greenblatt, inoltre, racconta bene, e con estrema competenza – anche se è un po’ curioso che tocchi solo rapidamente la questione dell’assurdità filosofica del clinamen, lo swerve che dà il titolo al libro.
 
Alla fine, però, andando avanti il testo si rivela come una serie di divagazioni attorno al nucleo-Lucrezio. Tutte interessanti, per carità! Ma dalla storia dei papiri di Ercolano alle traduzioni del De rerum natura nell’Inghilterra del Seicento viene fuori solo un vago discorso comune. In particolare, non vengono fuori idee nuove. Né tantomeno, come promette il sottotitolo, una descrizione delle origini del Rinascimento. Per cui leggere il libro permette di imparare tante cose che anche gli addetti ai lavori (o almeno io!) non conoscono, ma alla fine lascia un po’ l’impressione di aver finito un romanzo.
 

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