lunedì 21 ottobre 2019

Scòzzari, Lassù no

  
 
Una vignetta di Baghdad
Mi sembra che nel fumetto italiano ci sia un buon numero di autori sottovalutati. En cima alla mia personale classifica c’è Filippo Scòzzari, uno dei grandissimi.
 
Non è l’unico, ma è quello che è riuscito ad andare avanti con la massima costanza e capacità di rinnovamento all’interno del proprio stile. Stefano Tamburini se n’è andato troppo presto. Massimo Mattioli, da poco scomparso, ha fatto cose incredibili come Joe Galaxy e le perfide lucertole di Callisto IV ma non ha variato molto il modello. Scòzzari no: si è allargato in diverse direzioni, e con successo. I suoi libri di memorie, da soli, basterebbero per assicurargli il posto in una storia della letteratura italiana contemporanea.
 
Negli ultimi mesi sono riuscito a ritrovare un po’ di gusto per il fumetto e ho fatto diverse letture interessanti. Mi sono anche comprato l’appena uscito Lassù no, una raccolta di 20 diverse storie a fumetti di Scòzzari, da poco uscita per Coconino Press. Ottima idea.
 
L’edizione purtroppo non è impeccabile. Nella storia Un buon impiego, grande lavoro del 1977, si apprezza il fatto che, come in diversi altri casi, le scansioni siano state eseguite sugli originali, non sulla versione stampata in rivista… però, nel farlo, è saltata la tavola 13! E in un paio di casi, ammetto che le scansioni di originali forse avrebbero potuto essere sostituite dalle versioni su rivista, che piallando le caratteristiche dell’originale ne limavano anche i difetti – cosa di cui l’autore, all’epoca, era ben consapevole, direi.
 
Io poi ho avuto anche l’idea di comprare il libro, per motivi di tempo, su Amazon. Scelta con molte controindicazioni, nel caso di volumi di grande formato: il libro è arrivato con una brutta ammaccatura che rovina la parte superiore della sovracoperta. Poco per prendersi il disturbo di fare la procedura di rimborso, ma fastidioso – e non è la prima volta che mi succede.
 
Al di là di queste seccature minori, però, il libro è splendido. Scozzari riesce a combinare come pochi testi e immagini creando un mondo surreale e coerente. Le storie incluse sono 20, realizzate dal 1976 (Fango) al 2003 (Baghdad); e le più recenti sono tra le più spettacolari. Al punto che, dovessi sceglierne una, sceglierei appunto l’ultima, uscita durante la lunga attesa dell’invasione americana dell’Iraq. Sono solo sei tavole, ma contengono undici microscenette impostate sul “quanto tutto andrebbe meglio se fossimo a Baghdad”: una per ognuna delle prime cinque tavole, e poi sei (una per vignetta) nella tavola finale. Il risultato è una combinazione riuscitissima di grafica, senso del parlato, rinvii all’attualità. Giusto per avere un’idea delle battute tipiche:
 
[personaggio senza occhi e senza bocca] No! Léi, è ufficiale? Se è ufficiale, e anche se non lo è, le suggeriamo Baghdad!
Ci prendiamo cura noi del suo gelo, mentre è via! (p. 130)
 
Limiti? Beh, certo, dove porta questo surrealismo, e perché? C’è un motivo per cui alla fine mi sono dedicato alla ricerca, più che all’arte. Ma Scòzzari riesce a fare una cosa rara: far percepire la possibilità di qualcosa di diverso, che poi non esiste ma non è importante che esista. In questo momento, mi ci voleva.
 
Filippo Scòzzari, Lassù no, Roma, Coconino Press, 2019, pp. 218, € 25, ISBN 978-88-7618-426-0. Comprato su Amazon.it.
 

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