martedì 15 ottobre 2019

Tavosanis, Il rapporto tra le tecnologie, il cambiamento linguistico e l’educazione linguistica


 
Copertina Educazione linguistica e insegnamento
Mi è arrivato da poco un altro libro con un mio contributo: Educazione linguistica e insegnamento, a cura di Daria Coppola. Il libro è un’interessante raccolta di studi sul tema sintetizzato dal titolo, e nasce come sviluppo di un ciclo di incontri tenuti negli scorsi anni a Pisa.
 
Impossibile sintetizzare qui tutti i contributi, che, come sottolineato nell’introduzione di Daria Coppola, si basano su una “pluralità dei punti di vista, talvolta (e utilmente) non coincidenti” (p. 15). Mi limito qui a ricordarne uno: Educazione linguistica oggi: dal passato al prossimo futuro di Francesca Gallina (pp. 37-61), che fa un’ottima sintesi della storia del concetto di educazione linguistica in Italia, con particolare riferimento, naturalmente, a Tullio De Mauro e alle tesi del GISCEL.
 
Il mio contributo, Il rapporto tra le tecnologie, il cambiamento linguistico e l’educazione linguistica, ha un taglio molto diverso. Ho approfittato dell’occasione per riprendere e sintetizzare diverse riflessioni contro il determinismo tecnologico nei fatti di lingua. Alla base di questo ci sono polemiche un po’ remote, e in particolare quelle risalenti alla triste vicenda dei “nativi digitali” nel 2013. Tuttavia, per me è stato importante formalizzarle ora, ripensando a vicende e a contributi molto più recenti: le attività su Wikipedia da un lato, le riflessioni di Gino Roncaglia sull’età della frammentazione dall’altro.
 
L’idea che voglio proporre, in definitiva, è semplice – e, sarei tentato di dire, di buon senso. Le nuove tecnologie della comunicazione offrono possibilità che in precedenza non c’erano. Ciò che poi ne viene fuori non è rigidamente predeterminato, ma è il frutto di molti fattori. Economici, naturalmente, ma anche culturali. E tra questi c’è anche, com’è ovvio, la possibilità di intervenire volontariamente: di spingere perché gli strumenti vengano usati per i fini che ci sembrano positivi, e non per quelli negativi.
 
Il lavoro non è facile, ed è giusto che non lo sia. Le società umane sono ecologie complesse in cui spesso ricette semplici producono risultati non voluti. Ma per fortuna il lavoro è possibile, e credo che chi ci si impegna possa imparare molto, portandolo avanti.
 
Mirko Tavosanis, Il rapporto tra le tecnologie, il cambiamento linguistico e l’educazione linguistica, pp. 97-112, in Educazione linguistica e insegnamento, a cura di Daria Coppola, Pisa, ETS, 2019, pp. 213, € 15, ISBN 978-88-4675584-1. Copia autore ricevuta dall’editore.
 

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