All’interno c’è anche un mio contributo: Dai computer come strumenti di comunicazione ai computer che parlano e scrivono (pp. 67-77). Ovviamente, il tema è collegato a quanto ho scritto nel mio libro su Lingue e intelligenza artificiale; tuttavia, avendo qualche mese in più a disposizione, in questo contributo sono riuscito a fare qualche accenno anche a novità successive all’uscita del libro. Una sezione del testo parla quindi di “altoparlanti intelligenti”, cioè in sostanza di Google Home e Amazon Echo, divenuti disponibili in italiano solo nel corso del 2018. Un’altra accenna agli sviluppi delle tecniche di conversazione, facendo riferimento anche al premio Alexa.
Tutto questo rende il contributo, spero, un aggiornamento interessante su quanto detto nel libro. Sarebbe importante riuscire poi a continuare il lavoro, e chissà che non ce ne sia l’occasione…
In aggiunta a questo, nel libro sono presenti numerosi altri contributi di rilievo. Mi limito qui a segnalarne uno, La punteggiatura italiana contemporanea tra (neo)standard e lingua mediata dalla rete. Il caso della virgola e dei puntini di sospensione, di Angela Ferrari e Filippo Pecorari (pp. 43-55). Di particolare interesse qui è il trattamento di ciò che viene chiamato “virgola enunciativa”, collocata a cavallo di due enunciati al posto di un punto, di un punto e virgola o dei due punti. Si nota in particolare che nella comunicazione in rete la virgola “sembra essere il segno preferenziale” in uno dei casi in cui viene evitata nello standard: il cambio di funzione illocutiva (p. 49). Quindi si trova spesso per esempio quando si passa da una dichiarazione a una domanda, o, come in questo caso (preso da un forum), da un ringraziamento a un’asserzione:
volevo ringraziarti anticipatamente per la tua disponibilità, io sono nuova del forum ma ho trovato davvero utile il tuo mess
Anche su questa base, si osserva poi che “dal punto di vista della testualità, la scrittura elettronica è dunque altrettanto lontana dal (neo)standard che dal parlato: un aspetto che non viene mai osservato, ma che è cruciale per capire la specificità della lingua mediata dalla rete” (p. 50). Lato mio, mi sembra di averlo osservato spesso, in particolare nel mio lavoro su L’italiano del web; ma l’importante è che queste distanze vengano studiate e appropriatamente interpretate.
Mirko Tavosanis, Dai computer come strumenti di comunicazione ai computer che parlano e scrivono, pp. 67-77, in L’italiano che parliamo e scriviamo, a cura di Sabina Gola, Firenze, Cesati, 2019, pp. 145, € 18, ISBN 978-88-7667-771-7. Copia autore ricevuta dall’editore.
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