giovedì 6 febbraio 2014

Marazzini, L’ordine delle parole

 
 
Marazzini, L'ordine delle parole
Qualche giorno fa ho finito una lettura che avevo iniziato diverse volte ma che, per un motivo o per l’altro, altrettante volte avevo dovuto interrompere: L’ordine delle parole di Claudio Marazzini (Bologna, il Mulino, 2009, pp. 480, € 35, ISBN 978-88-15-12857-7).
 
Va detto che i rinvii erano tutti dovuti a casi esterni. Appena ho avuto un po’ di tempo a disposizione, infatti, il libro l’ho divorato. Cosa rara per un testo che, come dice il sottotitolo, è una Storia di vocabolari italiani, dalle origini fino a oggi. OK, poi, d’accordo, è vero che io sono un lettore un po’ particolare…
 
Il libro presenta alcune ricerche originali, ma soprattutto ha il grande vantaggio di sintetizzare informazioni sulla storia dei vocabolari che sono spesso disperse tra diversi specialismi. La scelta inclusiva, invece, permette a Marazzini confronti a lunga distanza; cosa che a sua volta si rivela fondamentale, perché i vocabolari italiani si copiano tra loro anche a distanza di secoli (con il ruolo centrale della Crusca) e l’evoluzione va quindi misurata sulla lunga distanza.
 
Nella pratica, dagli antecedenti antichi (ma la forma del “vocabolario” era, sembra, sconosciuta all’antichità) e medievali Marazzini passa rapidamente al primo vero e proprio vocabolario italiano, le Tre corone di Niccolò Liburnio (1526). E da lì, attraverso opere ben note (la Crusca) e altre quasi dimenticate (come i lavori di Francesco Alberti di Villanova nel Settecento o di Giuseppe Grassi nell’Ottocento), arriva fino ai grandi vocabolari moderni, come il VOLIT e il GRADIT, e ai prodotti elettronici come il TLIO.
 
In alcuni punti il discorso arriva ad affrontare i problemi di sistematizzazione e i rapporti tra vocabolari ed enciclopedie, nonché i tentativi di approccio tematico al sapere tra Seicento e Settecento. Leggere queste sezioni è particolarmente produttivo, penso, se si tiene presente il quadro generale fornito da Ann Blair nel suo ottimo Too much to know (che a sua volta, in retrospettiva, avrebbe potuto integrare anche le informazioni fornite da Marazzini per rendere il quadro più completo in alcune parti).
 
Per me comunque tutta la lettura è stata interessante (anche se molte delle informazioni inserite sono già note a chi ha letto altri libri o manuali di Marazzini). L’ultima parte del libro, sintetizzando lo stato dell’arte nei vocabolari contemporanei, è però anche direttamente applicabile a un pubblico più ampio – che in questo settore ha a disposizione ben poche informazioni strutturate.
 
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