venerdì 28 dicembre 2012

Che cosa si studia (per italiano) in prima elementare

Approfittando del rientro e dei giorni di festa ho riguardato con mia figlia i suoi quaderni di prima elementare dell’anno scorso (settembre 2011-giugno 2012). Partendo da quelli di italiano, naturalmente, che sono quelli che mi interessano di più. Ne avevo già parlato in un paio di post di inizio anno, dedicati rispettivamente allo stampato maiuscolo e allo stampato minuscolo, ma per me è utile anche riguardare il percorso nel suo complesso – che tra l’altro è stato decisamente positivo!

Quadernone a quadretti di un centimetro

L’anno scolastico è iniziato con un quadernone a quadretti da 1 cm. Il 15 settembre (mi sembra, ma la data non è chiara: forse era il 12 o il 13), i bambini hanno iniziato subito a scrivere in stampatello maiuscolo, copiando parole scritte alla lavagna o presentate in modo simile. Con il primo giorno è iniziato anche l’uso di separare le parole inserendo tra l’una e l’altra dei puntini che dovrebbero occupare un quadretto libero. Il sistema del puntino sarà poi mantenuto per tutto l’anno, anche dopo il passaggio allo stampatello minuscolo e al corsivo; in seconda, però, mi sembra che sia stato abbandonato fin dal primo giorno, in favore della normale separazione delle parole attraverso gli spazi.
 
Non c’è stato, comunque, nessun esercizio in cui si spiegasse come tracciare le diverse lettere in stampatello maiuscolo. Le insegnanti, penso, hanno dato per scontato che i bambini sapessero già farlo, oppure che potessero comunque farlo al volo. Nello stesso giorno è stato fatto anche un esercizio di copiatura di asticelle e curve, che però è stato ripetuto una sola volta, il 21 settembre: apparentemente questo è tutto ciò che resta delle “cornicine” della mia infanzia, e direi che è stato più che sufficiente.
 
Nello stesso giorno, i bambini hanno iniziato a fare esercizi sulla lettera A, copiando una filastrocca che aveva come protagonista l’Ape Ada e cerchiando di rosso nel testo le varie occorrenze della lettera A. Cerchiare di rosso le lettere di un determinato tipo sarà de resto l’esercizio fondamentale per tutti i primi mesi di scuola, assieme a quello che richiede di scrivere parole che iniziano con la lettera studiata in quel momento.
 
Il 22 settembre è iniziata la presentazione delle “vocali”: a, e, i, o, u. Nesuna traccia ovviamente, di distinzioni come quelle tra e e o aperte e chiuse, o tra i e u consonantiche e vocaliche. Né del resto più avanti ci sarà il minimo cenno a differenze come quelle tra le s e le z sorde e sonore: il programma ignora tutto ciò che non si riflette nella scrittura (e anche una parte di ciò che vi si riflette, come nel caso della distinzione tra accenti acuti e gravi).
 
Del resto, sui quaderni non c’è traccia nemmeno di esercizi sull’ordine alfabetico (anche se le lettere dell’alfabeto in stampato minuscolo introdotte l’11 gennaio saranno, appunto, in ordine alfabetico). Mia figlia in effetti adesso ha un’idea (incompleta) dell’ordine alfabetico, ma penso che ci sia arrivata solo per via indiretta, anche se il 23 febbraio è stato richiesto ai bambini di mettere in ordine alfabetico una lista di nomi propri e il 28 marzo ricomparirà una lista di nomi propri già inseriti in ordine alfabetico. La lacuna è un po’ sorprendente, ed è strettamente connessa anche a un’altra cosa che non è stata fatta: i nomi delle lettere. Anche in questo caso penso che la spinta di base sia quella a ignorare tutto ciò che non ha traccia diretta nella scrittura. A me sembra però che dare un nome ai segni grafici sia un ottimo modo per cominciare a capire che segni grafici e suoni sono due cose diverse (e che per esempio la lettera C può rappresentare suoni diversi in italiano, e suoni ancora diversi in inglese), e credo che approfitterò delle vacanze per riprendere questo punto!
 
Impostato il lavoro sulla A, comunque, il 18 settembre è iniziato il lavoro sulla lettera U (“Ape Ada vede l’uva…”). Il 3 ottobre è toccato poi alla E, il 6 alla U e il 12 alla O. Il 13 ottobre sono stati presentati alcuni esercizi sulla forma delle lettere (“strane letterine”) e sull’“orchestra delle vocali”, con combinazioni come AE, AI, AO, AU. Gli esercizi successivi sono stati poi di regola puramente grammaticali, anche se ogni tanto sono stati usati anche per presentare nozioni di matematica o di scienze e simili.
 
Il 19 ottobre i bambini sono passati alle consonanti, a partire dalla P (“Il pero di nonno Piero”, e così via). In aggiunta agli esercizi sulle iniziali e sulla cerchiatura già fatti per le vocali sono quindi comparsi quelli basati su combinazioni di consonante e vocale (PA, PE…) e in una fase successiva i “completa e poi leggi tante volte” (MA, ME, MI…). La M è stata introdotta il 26 ottobre. A novembre è toccato alla F (il 2), alla R (il 7), alla S (il 10), alla T (il 14), alla N (il 21), alla P (il 24) e alla L (il 28). A dicembre i bambini sono passati a fare la D (il 1), la V (il 7), la B (il 12) e la Z (il 15). Il 9 gennaio è stata introdotta la C, e lì il lavoro si è fermato, lasciando fuori H, G e Q. L’11 gennaio, infatti, è partito il lavoro con lo stampato minuscolo, con l’alfabeto italiano copiato per intero sul quaderno accanto alle corrispondenti lettere in stampato maiuscolo. Né qui né in nessun altro momento dell’anno i bambini hanno peraltro preso in considerazione le lettere “straniere”, anche se fin dall’inizio della scuola hanno iniziato a studiare inglese.
 
Il 12 gennaio le parole sono state scritte un po’ in stampato maiuscolo e un po’ in stampato minuscolo. Poi il quadernone con quadretti da 1 cm è stato abbandonato e i bambini hanno ricominciato il lavoro il 16 con un quadernone a quadretti da mezzo centimetro. La qualità dei caratteri in stampatello minuscolo che vedo sul quaderno mi sembra incredibilmente buona, per un tipo di carattere acquisito da un giorno all’altro!
 
Gli esercizi poi sono passati dal 16 a trattare ci e ce. Il 25 gennaio è toccato alla “q scontrosa” (che sta sempre con la u); il 30 ai “suoni difficili”, cioè alla combinazione di alcune consonanti occlusive (p, t, d) con r, cui il 2 febbraio sono state aggiunte anche le combinazioni di b, g, f e c con r, più il digramma ch- in “che” e “chi”.
 
Il 6 febbraio è iniziata la trattazione di altri aspetti della grammatica: “Oggi abbiamo scoperto che quando scriviamo le storie o leggiamo sul libro incontriamo delle parole che si possono DISEGNARE. Queste parole si chiamano NOMI.”
 
L’8 febbraio è stata presentata la lettera g, nelle combinazioni ga, go e gu. Il 9 febbraio è stato svolto l’unico esercizio di tutto l’anno in cui veniva chiesto di scrivere semplicemente file di lettere (p, b, d, q, s, z, c e g) in stampatello minuscolo.
 
Il 13 febbraio è stata introdotta la distinzione tra nomi comuni di persone, di animali e di cose.
 
Il 15 febbraio il lavoro è ritornato sulla scrittura, con la lettera g nelle combinazioni ge e gi, ed è stata fatta una presentazione parallela dei “suoni dolci” (ahimè) di ce, ci e di ge, gi. Non è stata fatta peraltro, nemmeno negli esempi, nessuna distinzione tra i casi in cui la i corrisponde effettivamente a una vocale (“girasoli”) e quelli in cui ha un semplice valore diacritico (“giardino”).Più o meno in quel periodo, in effetti, mia figlia ha cominciato a dire cose come “gì-ardino”, ma dopo qualche settimana mi sembra che la pronuncia corretta abbia prevalso senza strascichi.
 
Il 16 febbraio è stata presentata la lettera h, in qualità di “fatina muta, che da sola non ha suono”. Gli esempi di parole con h iniziale introdotti qui sono però tutti basati su parole straniere in cui spesso la h viene pronunciata anche dagli italiani: “hotel”, “hamburger” e così via. È stato invece spiegato a parte che “La lettera H trasforma il suono dolce di CI, CE, GI, GE, in suono duro”.
 
Mi sembra che in questo periodo l’esercizio principale fosse comunque il dettato, in varie forme.
 
Il 20 febbraio è stata introdotta la distinzione tra “uno” e “tanti”, e il 22 febbraio quella tra nomi comuni e nomi propri. Il 27 febbraio è stata presentata la lettera h in alcune forme del verbo “avere” e, per quanto riguarda i nomi, la distinzione tra singolare e plurale e quella tra maschile e femminile. Dopodiché, nella stessa giornata (piuttosto impegnativa) sono stati introdotti i caratteri a ed e in corsivo minuscolo. Da qui in poi il lavoro è proseguito sostanzialmente in corsivo, senza nessun tipo di esercizio, direi, dedicato al semplice tracciamento dei caratteri.
 
Il 29 febbraio è stato presentato il trigramma gli. Gli esempi proposti erano tutti corretti, ma nelle lezioni successive i casi di gli trigramma non sono stati distinti da quelli di gl + i vocalica.
 
Il 5 marzo è stato dedicato alla grafia della parola “acqua”, e il 7 alla “famiglia dell’acqua” (“acquaio”, “acquazzone”, eccetera).
 
Il 12 marzo è toccato al digramma -gn-. Il 15 marzo a -cu- e alle quattro “parole dispettose” che non vogliono la q (“scuola”, “cuore”, “cuoco”, “cuoio”), più “circuito” e “taccuino”. Il 19 marzo alla combinazione -sc- + a, o e u distinta da quella -sc- + e e i. Il 28 marzo sono stati proposti esercizi su sca, sco, scu, sci, sce, schi e sche, più, di nuovo, sulla differenza tra nomi comuni e nomi propri.
 
Per l’ortografia, il 2 aprile è stato illustrato l’uso di m davanti a b e p; l’11 aprile l’uso delle doppie e quello dell’apostrofo. Sempre l’11, a metà lezione, terminato il quadernone a quadretti piccoli il lavoro è proseguito sul quadernone a righe (di altezza diversa).
 
Il 12 aprile sono stati presentati i verbi, definiti come “le parola che rispondono alla domanda CHE COSA FA / FANNO?”
 
Il 16 aprile sono iniziati invece gli esercizi sull’accento, presentato nella forma a barchetta (“˘”), senza distinzioni tra acuto e grave. Nelle date, in questi giorni i bambini hanno cominciato anche a scrivere i giorni della settimana inserendo l’accento (che prima mancava).
 
Il 19 aprile sono stati presentati gli aggettivi qualificativi. Nei giorni successivi è stata approfondita la distinzione fra nomi, aggettivi qualificativi e verbi.
 
A maggio il ritmo delle informazioni grammaticali è stato molto rapido: il 2 sono stati presentati gli articoli, il 3 la frase minima, il 7 l’azione (e a chi la fa), il 9 le sillabe, il 14 la distinzione tra presente, passato e futuro nei tempi verbali, il 28 l’allungamento delle frasi minime, il 29 le forme coniugate del presente indicativo dei verbi “cantare” e “saltare” (introdotte, alla terza persona, dai pronomi tradizionale “egli” ed “essi”), il 31 l’ordine delle parole nella frase e l’uso dei segni di punteggiatura per concludere le frasi.
 
Il ritmo si è mantenuto anche nei giorni successivi: il 4 giugno è stata presentata la distinzione tra articoli determinativi e indeterminativi, il 7 quella tra punto e virgola. E poi sono cominciate le vacanze…
 

2 commenti:

Yupa ha detto...

Trovo curioso questo metodo favolistico di insegnamento: fatine mute, lettere dispettose...
Nei miei vaghissimi ricordi delle elementari non ne ho traccia, ma forse perché ho dimenticato tutto.
Mi chiedo quindi se sia un'introduzione recente, e se abbia davvero una qualche efficacia/utilità, o anche solo se sia apprezzato o meno da questi giovani discenti.

Mirko Tavosanis ha detto...

Ciao, Yupa!

Buona domanda anche questa... immagino che nessuno abbia dati in proposito!

Io, personalmente, alle fatine e alle lettere dispettose preferirei una cosa del tipo "la lettera h si usa, scrivendo, per distinguere alcune parole da altre che si pronunciano allo stesso modo", o qualcosa del genere. Secondo me, i bambini di sei anni non vanno sottovalutati da questo punto di vista... ma può darsi benissimo che le maestre abbiano capito qualcosa di più, rispetto a me!

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