Ieri pomeriggio sono ritornato a Hong Kong dal mio viaggio cinese. Splendida esperienza, fatta ovviamente tutta in treno: Canton, Pechino, Xi’an, Shanghai. Però…
... però la prima cosa che ho fatto al rientro è stata ricollegarmi con il mondo. Stare in Cina vuol dire vivere in un mondo drasticamente limitato dalla censura su Internet. Niente Facebook. Niente accesso a questo blog (i blog sono evidentemente pericolosi...). Accesso limitatissimo a Google: mi è toccato usare Bing come motore di ricerca, e non aggiungo altro. Ah, e niente accesso al mio amato New York Times, perché qualche settimana fa ha pubblicato un servizio sugli affari della famiglia di Wen Jiabao, e da allora è bloccato.
Sì, sono disponibili alcuni sistemi per aggirare quello che in inglese, con un giochino di parole, si chiama il Great Firewall of China. Però ci vuole, a quel che ho visto, tempo e pazienza – e non ho avuto la preveggenza di pensarci prima. E poi non funzionano sempre…
Bene, adesso sono di nuovo nella libera Hong Kong. D’accordo, anche qui c’è qualche rigirìo sospetto in più, rispetto all’Italia, e i filtri bloccano per esempio diversi siti porno e assimilabili, ma non sfiorano certo i miei strumenti normali di lavoro, informazione e comunicazione. E per prima cosa, al rientro mi sono quindi fatto una bella girata generale di aggiornamento. Un po’ scottato da questa esperienza di censura: certo, nulla che non sia ben noto, ma un conto è sentirne parlare, un conto provarla direttamente sulla pelle.
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