Tra l’uno e l’altro Istituto Italiano di Cultura, tra Pechino e Shanghai, ho fatto anche una deviazione turistica a Xi’an. Città che è famosa nel mondo perché a due passi c’è l’Esercito di terracotta, che naturalmente sono andato anch’io a vedere:
Però a Xi’an avevo anche un obiettivo diverso: di nuovo un Tempio di Confucio, come quello di Pechino, ma stavolta uno che è stato ribattezzato col nome, pomposo eppure adeguato, di “Foresta di stele”. Il tempio ospita infatti una grande raccolta di iscrizioni tra cui è particolarmente famosa la Stele nestoriana, testimonianza della diffusione del Cristianesimo in Cina nell’alto Medioevo.
A me, nella raccolta del museo, interessava invece soprattutto un monumento meno spettacolare, ma di notevole estensione: i Dodici Classici confuciani in pietra. Vale a dire, una raccolta di tavole che l’imperatore Wenzong fece incidere nell’837 per conservare una versione di riferimento delle opere confuciane canoniche, per un totale, leggo, di 650.000 caratteri. La raccolta di Xi’an oggi rappresenta, se ho ben capito, la più antica trascrizione su pietra di queste opere arrivata fino a noi – altre più antiche sopravvivono solo in frammenti, mentre altre edizioni complete sono più tarde (come quella di epoca manciù, che purtroppo non ho potuto vedere, ospitata appunto nel Tempio di Confucio a Pechino).
Un terremoto ha provocato la distruzione di qualche tavola nel Cinquecento, ma le parti danneggiate furono ricreate già all’epoca da uno dei calligrafi più famosi del periodo Ming. Nell’assieme, una testimonianza incredibile di un modo di gestire i problemi di corruzione dei testi che non ha avuto uguali in Occidente, e che tra l’altro permette la duplicazione su fogli di carta attraverso il semplice strofinamento!
Un terremoto ha provocato la distruzione di qualche tavola nel Cinquecento, ma le parti danneggiate furono ricreate già all’epoca da uno dei calligrafi più famosi del periodo Ming. Nell’assieme, una testimonianza incredibile di un modo di gestire i problemi di corruzione dei testi che non ha avuto uguali in Occidente, e che tra l’altro permette la duplicazione su fogli di carta attraverso il semplice strofinamento!
Nella Foresta di Stele, queste tavole sono ospitate in modo ordinato ma anonimo all’interno di uno dei grandi padiglioni del Tempio, sotto lastre di vetro. Io ho passato una mattinata intera a camminare lì in mezzo e a guardare tavole che per me, ahimè, sono illeggibili come testo, ma in compenso sono piene di caratteri familiari, visto che questo aspetto della scrittura cinese è cambiato ben poco negli ultimi millenni:
A seguire: due passi per le strade di Xi’an. Città il cui centro è ancora circondato dalle mura di epoca Ming, anche se poi l’interno è stato trasformato dalla solita colata di cemento e, oggi, da uno strato superficiale di boutique e caffè. Xi’an però ha più vita e più carattere, direi, di molte altre città cinesi:
Ha anche un sorprendente quartiere islamico, con una Grande Moschea in stile cinese:
Ha anche un sorprendente quartiere islamico, con una Grande Moschea in stile cinese:
… e poi, di nuovo in treno. In direzione del mare, questa volta, e di Shanghai.
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