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martedì 3 maggio 2016

Il futuro della lingua su Internet sul sito Treccani

  
Sul sito Treccani.it è uscito un mio nuovo contributo, accompagnato da un dettaglio da Arcimboldo. Il titolo è:  Il futuro della lingua su Internet

Il contributo fa parte di uno dei tanti Speciali ottimamente curati da Silverio Novelli. Nello specifico, questo è dedicato a: La lingua italiana di domani. All’interno ci sono molti interventi di prestigio. Luca Serianni parla per esempio del rapporto tra i ragazzi e la lingua adulta, mentre Maurizio Dardano affronta Il futuro unitario e plurale della lingua dei giornali quotidiani. Ne esce un quadro molto interessante della situazione.
 

giovedì 6 agosto 2015

Appuntamento alla Versiliana


Il logo degli Incontri al Caffè della Versiliana
  
 
Oggi pomeriggio, alle 18:30, parteciperò a uno degli Incontri al caffè della Versiliana.
 
Il titolo dell’incontro di oggi è L’ultima notizia. Le nuove frontiere della comunicazione. Conduce David De Filippi, mentre gli altri partecipanti saranno Dario Moccia, noto per i suoi video su YouTube, e Marco Gasperetti, giornalista del “Corriere della Sera”.
 
L’argomento è, come minimo, stimolante e la discussione promette bene. Se qualche lettore di questo blog è nei paraggi… possiamo vederci a Marina di Pietrasanta (LU) presso la Fondazione La Versiliana in viale Morin 16!
 

martedì 17 agosto 2010

Carr, The shallows


La tesi di base di Nicholas Carr in The Shallows è che Internet rende le persone meno intelligenti. Tesi ben argomentata (nei limiti in cui può esserlo una cosa del genere, visto lo stato attuale delle conoscenze), e in molti punti convincente. Tesi perfino vera, forse, per quanto riguarda i singoli individui. Tesi probabilmente sbagliata per quanto riguarda l'assieme della società.

Cosa interessante, Carr si basa molto, per la ricostruzione storica, di due libri di cui ho parlato a lungo anch'io: Space between words di Paul Saenger e Proust and the squid di Maryanne Wolf. Il secondo, perché buona parte di The shallows è dedicata a spiegare l'ovvio: che il cervello di chi legge è più abituato a, ahem, leggere... e che, svolgendo spesso la stessa attività, diventiamo più bravi a farla.

Una cosa che però mi sorprende molto, in libri di questo genere, è la mancanza di riferimenti alle pressioni esterne. Se davvero Internet rende più superficiali, non dovrebbe esserci grande richiesta di persone che non sono state rovinate in questo modo? Se la nostra memoria se ne va perché la esternalizziamo, quanto dovremo pagare, per esempio, i piloti d'aereo? O i chirurghi? O, in genere, chiunque abbia bisogno di memorizzare un po' di informazioni complesse per portare a compimento il proprio lavoro.
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