giovedì 30 gennaio 2020

Due recensioni a Lingue e intelligenza artificiale

  
Copertina di Lingue e intelligenza artificiale
Negli ultimi mesi sono uscite, su riviste specializzate, due recensioni del mio libro Lingue e intelligenza artificiale. In entrambi i casi si tratta di presentazioni molto articolate, che dedicano ampio spazio a riassumere i contenuti del libro. Ringrazio moltissimo entrambi gli autori per queste manifestazioni di interesse!
 
La prima recensione, di Simona Turbanti, è dedicata per intero al libro ed è stata pubblicata nei “Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari”, 32, 2018, pp. 301-305. In chiusura, Lingue e intelligenza artificiale viene giudicato “una lettura stimolante anche per i non specialisti addentrandosi, con fare agile, in una serie di temi assai complessi ma i cui effetti pratici sono facilmente constatabili da ognuno di noi nella vita quotidiana” (p. 305).
 
 La seconda, di Riccardo Gualdo, è in effetti parte di una “segnalazione” collettiva di tre libri che trattano questioni a cavallo tra scienze umane e informatica. La segnalazione è stata pubblicata su “Lingue e culture dei media”, 3, 1/2, pp. 180-188, e gli altri due libri presi in esame sono L’impronta digitale di Lorenzo Tomasin e L’età della frammentazione di Gino Roncaglia. In questo contesto di altissimo profilo, è per me molto impegnativo leggere che a giudizio dell’autore
 
Sul piano della conoscenza, la bussola di Tavosanis è forse la lettura più utile, perché deriva da dirette sperimentazioni dell’autore, il quale non spiega come” funzionano i programmi che descrive, ma ci dice “che cosa” sono in grado di fare e prova a immaginare quali effetti possano produrre sulla conoscenza e l’uso della lingua (p. 180).
 
Ancora più lusinghiera è una considerazione riassuntiva (e che, per quanto riguarda l’esortazione generale, condivido naturalmente in pieno):
 
Consiglierei senz’altro la lettura di manuali come quello di Tavosanis ai futuri docenti di italiano; se lo Stato saprà cogliere, con adeguati investimenti e una salutare iniezione di docenti più giovani nel sistema scolastico e universitario, l’urgenza di un’“agenda digitale” elaborata con metodo e serietà, forse potremo essere meno pessimisti sul futuro della nostra lingua (p. 182).
 
A prescindere dalla trattazione del mio libro, comunque, le riflessioni d’assieme presentate da Gualdo nella sua “segnalazione” sono ampiamente condivisibili. In particolare, mostrano una notevole attenzione a ciò che accade quando si passa dalla teoria alla pratica, e a “quanta fatica richieda, nella scuola italiana di oggi, sperimentare nella pratica diretta con gli studenti” le idee, anche se brillanti, che emergono da riflessioni più astratte. Questa possibile integrazione tra teoria e pratica è una delle sfide più stimolanti che ci troviamo di fronte oggi; di sicuro, è anche una sfida molto difficile… ma sono sicuro che i bravi docenti riusciranno a vincerla.
 

martedì 28 gennaio 2020

A Basilea

   
La Spalentor a Basilea
Negli ultimi due mesi non sono riuscito ad aggiornare il blog. Troppe attività, e troppo di corsa, anche nel periodo delle vacanze di fine anno… Riprendo adesso, raccontando a ritroso le ultime cose fatte.
 
La settimana scorsa, per esempio, ho avuto la fortuna di partecipare a un evento interessantissimo. Su invito di Angela Ferrari e Filippo Pecoraro, sono andato all’Università di Basilea per contribuire al convegno su Accordi e disaccordi in rete: aspetti linguistici, comunicativi e psicosociali (23 e 24 gennaio 2020). All’evento hanno partecipato molte delle persone che si occupano di comunicazione digitale in Italia: oltre agli organizzatori hanno parlato Elena Pistolesi, Giuliana Fiorentino, Fabio Rossi, Vera Gheno, Massimo Palermo, Letizia Lala, Benedetta Rosi, Raffaella Setti e Stefania Iannizzotto.
 
L’organizzazione è stata perfetta. Soprattutto, poi, il formato dell’incontro (relazioni a invito su un tema ben definito) ha facilitato molto lo scambio di idee. I diversi interventi si sono, credo, rinforzati a vicenda; il quadro teorico di riferimento è diventato senz’altro condiviso – anzi, potrebbe essere utile fare un passo avanti, e formalizzarlo ulteriormente – e gli esempi presentati hanno illustrato una gran varietà di situazioni ed eventi, da Facebook ai profili social dell’Accademia della Crusca, dalle recensioni online ai blog culturali.
 
Lato mio, mi sono occupato della Gestione delle discussioni su Wikipedia in lingua italiana. Ho fornito un po’ di dati di statistica linguistica e di analisi della conversazione, ma buona parte dell’intervento è stata dedicata all’illustrazione dei criteri espliciti e delle pratiche di Wikipedia. Cosa inevitabile, perché ci sono molti tratti che distinguono Wikipedia da altri contesti. Su Wikipedia infatti le discussioni dovrebbero essere finalizzate a un obiettivo pratico preciso, cioè la realizzazione di un’enciclopedia, e sono molto formalizzate. Inoltre, le discussioni dovrebbero essere finalizzate al raggiungimento del consenso, evitando quanto più possibile il ricorso a votazioni nel caso di disaccordo.
 
La presentazione di Basilea rientra in una più ampia serie di interventi in cui ho parlato e parlerò di Wikipedia in lingua italiana. L’anno scorso è uscita una descrizione dei Laboratori di scrittura che ho tenuto negli ultimi anni; a ottobre al convegno ILPE a Messina ho tenuto una presentazione sull’ideologia linguistica di Wikipedia e il mese prossimo spero di partecipare al convegno ASLI Scuola a Roma parlando della parafrasi delle fonti all’interno delle voci di enciclopedia. Insomma, tante occasioni per parlare di uno dei siti che ritengo più importanti del web italiano, e al tempo stesso uno dei più sottovalutati dal punto di vista della ricerca e della didattica.
 
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