Pechino si presenta come una città imperiale. Il centro è fatto di immense architetture moderne, sovietiche o commerciali... e lascia la curiosa sensazione che la scala gigante sia già diventata stretta. Davanti a piazza Tien An Men, Quian Men Dajie è un viale con sei corsie in una direzione e sei nell’altra, ma l’ordinatissimo traffico (= tale sembra a chi viene da Ulaanbaatar) riempie tutto senza problemi, sotto una foschia continua.
Per l’alloggio mi è andata bene. La prenotazione alberghiera l’avevo fatta in fretta e furia a luglio, quando mi sono accorto che per il visto cinese era necessario dimostrare di avere un alloggio già prenotato. Mi sono fidato di Booking.com e mi sono ritrovato, a prezzo ragionevole, in un albergo sorprendentemente d’alto profilo a dieci minuti a piedi dall’ingresso della Città proibita. Questo si è rivelato un fattore chiave: dimensioni e distanze della città sono tali che ho dovuto ridimensionare tutte le aspettative di visita (“La mattina vedo la Città proibita, il pomeriggio faccio un salto al Tempio del Cielo...”; no, non funziona così). Comunque, il primo giorno sono arrivato giusto in tempo per la cerimonia dell’ammainabandiera in piazza e per vedere la zona di notte - spettacolare. Qui sotto, il Grande Timoniere, la maglietta di Arezzo Wave e io:
Un giorno intero poi è andato nella visita della Città proibita, che si è rivelata più interessante di quello che pensavo. Alcune architetture sono su vasta scala, altre sono decisamente più umane:
Il giorno successivo è andato nella visita alla Grande muraglia nella sua zona più restaurata e turistica, Badaling. Ho comunque camminato lì per diverse ore, un po’ tra la folla e un po’ quasi da solo. Anche qui, il panorama è spettacolare:
Impressioni? Una sera sono andato assieme a Claudio Poeta, addetto all’IIC di Pechino, a cenare e passeggiare attorno alla stazione della metropolitana di Tuanjiehu. La movida locale era ricca e assolutamente globalizzata, tra caffè di lusso e Apple Store, in mezzo a una selva di grattacieli. Le zone più povere sicuramente ci sono, ma sono poco visibili, perfino dal treno (che di solito è impietoso, in questi casi).
Quel che è visibile è il controllo. Polizia dappertutto, in ranghi ordinati: e, più che altrove, a Tien An Men: dove si entra solo passando perquisizioni e controlli. Particolarmente inquietanti i gruppi inquadrati di poliziotti che marciano al passo... con altri ragazzi coetanei, senza divisa, che li seguono altrettanto al passo. Immagino siano agenti in borghese che terminano il turno – boh!
3 commenti:
E con il cinese come va? si riesce a capire qualche cosa? he chà?
io ho deciso di iscrivermi nuovamente all'Intermedio 1. Repetita iuvant
Ciao, LìLì!
con il cinese va... mah! Diciamo che all'arrivo a Hong Kong sono stato in grado di rivolgermi così a un'anziana venditrice di alimentari & bigiotteria:
青岛啤酒... 多少钱?
E ho apprezzato molto il fatto di aver capito la risposta: 八!
Otto dollari di Hong Kong sono praticamente 80 centesimi italiani a lattina. Non va male...
Noto peraltro che la simpatica signora si è divertita e ha riso un sacco.
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