Stamattina il Corriere della sera parla dei problemi con l'uso di Kindle da parte degli studenti di Princeton. L'articolo, di Elvira Pollina, è in buona parte (ovviamente) solo sintesi e traduzione di un articolo pubblicato negli Stati Uniti: classico giornalismo italiano di seconda mano, con tanto di citazione leopardiana messa al posto dei dati... E anche sui contenuti ho qualche dubbio, per esempio quando l'articolo dice che "in molti si sono ridotti a stampare i capitoli da studiare ed alcuni hanno preferito riconsegnare l’e-reader e ritornare al libro analogico". Informazione che non ritrovo sul testo di partenza e che sospetto sia frutto (secondo l'italico costume) delle libere deduzioni dell'autrice.
Però, per fortuna, l'articolo ha un rinvio al testo originale, pubblicato dal Daily Princetonian, che è una solida descrizione di fatti e testimonianze (scritta da un* student*, Hyung Lee, destinat* a laurearsi nel 2012). Spicca, tra i problemi notati da docenti e studenti, il fatto che il Kindle non presenta i numeri di pagina, a differenza delle edizioni su carta, e questo comporta difficoltà nella verifica delle citazioni... Eccetera. Come dice uno studente:
“Much of my learning comes from a physical interaction with the text: bookmarks, highlights, page-tearing, sticky notes and other marks representing the importance of certain passages — not to mention margin notes, where most of my paper ideas come from and interaction with the material occurs,” he explained. “All these things have been lost, and if not lost they’re too slow to keep up with my thinking, and the ‘features’ have been rendered useless.”
Insomma, oltre al giudizio sullo strumento, da queste testimonianze emerge un bel panorama di buone pratiche didattiche - che da noi sono spesso considerate inutili pedanterie. Meglio inventarsi qualche pezzo di informazione, o infilare in un testo un mezzo verso di Leopardi...
Come si traduce broligarchy?
-
Un neologismo usato in associazione alla futura presidenza Trump che
risulta poco trasparente senza alcune informazioni aggiuntive.
5 giorni fa
6 commenti:
Intervento interessante. Grazie della segnalazione Mirko.
Personalmente sono un po' restio al passaggio al digitale per i libri, proprio per la perdita della fisicità nell'uso descritta dallo/a studente/ssa da te citato/a. Per non parlare del piacere tattile di sfogliare le pagine.
Sul fronte digitale invece mi piacerebbe molto avere una sorta di "Kindle" per tutta quella messe di roba destinata al consumo temporaneo: quotidiani (mi sono abbonato al Fatto nell'edizione PDF), articoli da Internet in PDF, etc.. Vorrei provare a usare allo scopo un net-book super economico (dovrei poter avere in prestito un Asus EEE Pc con lo schermo da 7"). Vediamo come va.
Saluti!
Caro Mirko, bel blog, complimenti.
Sono la giornalista di seconda mano dell'articolo che tanto hai criticato.
Vorrei spiegarti un po' di cose sul giornalismo web.
Il web ha moltiplicato le fonti delle notizie. Quindi anche il giornale di un ateneo, (che non mi risulta essere tra le letture comuni degli italiani) può diventare una fonte, per il un giornalista italiano, che monitora le fonti, gira e rigira sui blog, verifica la realtà delle informazioni (come ho fatto con una mail all'ufficio relazioni esterne di Princeton, in cui si sono rifiutati di darmi numeri, ma mi hanno confermato che l'esperimento Kindle non sarà replicato l'anno prossimo) e da' la possibilità a tutti (te compreso) di conoscere una notizia che probabilmente non avresti conosciuto. A meno che tu non sia un fedele lettore del Daily Princetonian. Poi, se fossi in malafede, non avrei citato la mia fonte.
Per quanto riguarda l'espressione di Leopardi, bè è questione di gusti. Ma se avessi perso un po' di tempo a leggere l'articolo, avresti capito che l'espressione "sudate carte" si riallacciava alla tematica del rapporto fisico con i libri quando si studia. Un rapporto che avevo anche io, e che non mi avrebbe permesso di preparare un esame di diritto su un e-book.
D'altra parte, mi sembra di aver ben ponderato le conclusioni: sudate carte a parte, mi sembra ragionevole riconoscere che uno strumento del genere ha ancora dei limiti e che sopratttutto i limiti stanno nella testa e nelle abitudini di chi è cresciuto studiando sui libri.
Ma ovviamente tutto questo passa in secondo piano. Perchè sono una giornalista di seconda mano. Che però va in prima pagina. E ne sono orgogliosa. Un saluto.
E.
Ciao, E! Ben arrivata. Mi spiace che il mio commento non sia stato apprezzato... ma purtroppo noi lettori di giornali non ci facciamo troppi problemi a indicare quel che ci piace e quel che non ci piace. E a me, su argomenti che non siano notizie di bruciante attualità, non va di leggere articoli in cui il grosso del testo è traduzione e il resto mi sembra discutibile. Questione di gusti, immagino!
Per quanto riguarda poi i contenuti, scusa se vado subito al sodo, ma nel tuo articolo c'è la frase "in molti si sono ridotti a stampare i capitoli da studiare ed alcuni hanno preferito riconsegnare l’e-reader e ritornare al libro analogico". Qual è la fonte? Ho ricontrollato il testo originale: non si dice nulla a proposito di queste riconsegne, anzi, per una delle classi coinvolte il docente dice esplicitamente l'opposto (cioè, dice che nessuno si è avvalso della possibilità di riconsegnare). Lo dice l'ufficio di Princeton? Può anche darsi (anche se tu dici che numeri l'ufficio non ne ha forniti); ma allora perché non precisare che è una notizia ottenuta attraverso un canale diverso - come dicono tutte le buone pratiche del giornalismo, fatte apposta per permettere anche al lettore qualunque il controllo delle fonti?
In quanto alle conclusioni "ben ponderate": sull'usabilità dei testi elettronici c'è una bibliografia sterminata (in parte richiamata anche su questo blog). Certo, non è tema su cui si possano ancora tirare conclusioni precise, ma oserei dire che la grande maggioranza degli addetti ai lavori (me compreso, nel mio piccolo) non ritiene che sia questione di "limiti" nelle abitudini operative degli studenti: ritiene piuttosto che sia un problema di usabilità delle interfacce elettroniche attuali, ben lontana dal duplicare l'usabilità del libro su carta.
Certo, tutti sono liberissimi di avere opinioni personali su questo argomento, come su qualunque altro. Ma su un giornale non è professionalmente preferibile contattare specialisti riconosciuti, piuttosto che andare per idee estemporanee, per quanto "ponderate"? A scanso di equivoci, non parlo certo di me... ma, anche solo rimanendo in Italia, studiosi come Raffaele Simone si sono occupati a lungo di questi temi e a volte hanno anche pubblicato le loro "ponderate" conclusioni.
Comunque, da lettore cliccante (sul sito web del Corriere) e occasionalmente pagante (del giornale su carta), ci terrei a precisare: che un articolo che non mi piace vada in prima pagina per me non è un titolo di merito per l'articolo - è un problema per il giornale! Né mi aspetto che l'autore di un articolo del genere scriva cose tipo "se avessi perso un po' di tempo a leggere l'articolo". Oltre al fatto che l'articolo non mi è piaciuto, nel mio post c'è qualcosa che ti fa pensare che io non l'abbia letto con attenzione? O che io abbia bisogno di ricevere spiegazioni sul giornalismo web? ;-)
Su quest'ultimo punto non pretendo di insegnare nulla, ma ti racconto una cosa: l'articolo originale aveva attirato la mia attenzione stamattina, in modo del tutto indipendente, anche se non sono un lettore del Daily Princetonian. Lo richiamava infatti una delle mie letture abituali, Wired, attraverso il rilancio che ne ha fatto nientemeno che Fox News il 28 settembre. Insomma, spero di non sorprenderti, ma al tempo di Internet non è che il Corriere sia l'unica possibile fonte di divulgazione per notizie del genere, neanche per un lettore italiano...
Ciao, Luca! Beh, un po' di speranza per queste cose ce l'abbiamo, con il promesso tablet Apple... Io ormai per i libri usa-e-getta, o per le cose (di formato non troppo grande) che si possono leggere senza bisogno di tornare indietro o di consultare note, sto sistematicamente usando l'iPhone e mi ci trovo incredibilmente bene.
Ma perfino per il lavoro serio le cose potrebbero cambiare, se si scoprisse che questa non è una bufala:
http://gizmodo.com/5369493/leaked-courier-video-shows-how-well-actually-use-it
Ciao Mirko !, ieri ho mandato alla giornalista una richiesta di chiarimento sul suo pezzo ma non ho trovato nessuna risposta nella mia posta elettronica ...
@Elvira !, Vorrei sapere che differenza c'è tra un giornalista e un giornalista del web ?, quest'ultimo ha dei privilegi ?
Tu Mirko !, hai capito qualcosa in più ?
Vincenzo
Se puoi dimmi
Vincenzo
@Vincenzo: non mi preoccuperei più di tanto della cosa. Lo standard giornalistico italiano è in effetti quello (bassino, secondo me): nessuno trova strano che un "articolo" sia in realtà una traduzione, e che i contributi originali siano limitati a quanto l'autore si può far venire in mente sul momento, senza ricerca. Pazienza...
Posta un commento