Certo, ogni tanto qualcuno presenta voci che sembrano copiate direttamente da qualche fonte scritta. Niente di troppo allarmante, però: direi che siamo in linea con l'esperienza che ho avuto nel settore negli ultimi dieci anni. In fin dei conti, gli studenti italiani (ma non solo) arrivano spesso all'Università senza che nessuno abbia mai detto loro come funzionano le cose nella scrittura scientifica e professionale. Per citare solo i punti più importanti:
- le informazioni non vengono dall'aria: o sono informazioni di prima mano , oppure si deve indicare da dove si sono state riprese
- le informazioni si possono riprendere, indicando opportunamente la fonte, ma le parole esatte no (a meno che non si tratti di citazione letterale, opportunamente indicate)
- quando si scrive qualcosa, bisogna sapere che cosa significa ciò che si sta scrivendo: copiare parole e frasi prese da qualche fonte non serve a molto.
Certo, un assaggio così superficiale forse non rende ragione della complessità delle tesi esposte, ma alcune delle cose contenute nel libro mi sembrano proprio sbagliate. Che, come si dice a p. 6, gli studenti abbiano adesso un "nuovo modo" per concepire i testi e i loro autori mi sembra, semplicemente, falso. I problemi del capire chi ha scritto che cosa, e come citarlo, sono identici a quelli su cui battevo il naso io ai tempi delle ricerchine della scuola media, in tempi beatamente ignoranti di computer e remix. Il modo "giusto" per fornire informazioni non è qualcosa che si conosce intuitivamente e poi si scorda quando si comincia a lavorare con Photoshop: è una prassi convenzionale che di solito si impara attraverso un insegnamento esplicito - diciamo, attraverso corsi come il mio... E, giustamente, l'articolo del Times si conclude indicando che, nei casi reali, dietro alle scopiazzature nei lavori non sembra si trovi un "nuovo modo" di concepire i testi: si trova il fatto che gli studenti vogliono passare gli esami in fretta e con voti alti (sapendo benissimo che copiare non va bene).
Insomma, come dice una commentatrice, Sarah Wilensky, remix o non remix, "If you’re taught how to closely read sources and synthesize them into your own original argument in middle and high school, you’re not going to be tempted to plagiarize in college, and you certainly won’t do so unknowingly". In Italia, per di più, di questo genere d'insegnamento c'è ben poca traccia, quindi io non mi lamento poi troppo se mi trovo a ripetere decine di volte, come ho fatto nelle ultime settimane, che un conto è prendere informazioni, un conto copiare, eccetera eccetera. Qualcuno deve pur farlo!
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