Sul Domenicale del Sole-24 ore, il più importante supplemento culturale italiano, mi è capitato oggi di leggere un articolo incredibile firmato da Armando Massarenti. L’articolo è dedicato alla situazione italiana e si presenta con un titolo che già da molto da pensare: Noi, analfabeti seduti su un tesoro. Il sottotitolo però è ancora più inquietante:
Il tasso di analfabetismo funzionale ha raggiunto livelli di guardia. O l’azione di Governo sarà in grado di far fronte all’emergenza o per l’Italia il declino è certo.
Perbacco! Possibile che sia così? Naturalmente no: per l’alfabetizzazione, funzionale o meno, l’Italia è oggi al livello più alto che abbia mai raggiunto nel corso della sua lunga storia, come mostrano puntualmente le rilevazioni statistiche. E questo livello, per un lungo periodo, non farà che aumentare. La ragione è la normale, per quanto triste, sostituzione demografica: man mano che scompaiono gli italiani più anziani, che hanno livelli inferiori di alfabetismo, la popolazione si trova a essere formata da persone mediamente più istruite, visto che la scolarizzazione è aumentata per decenni. Non è un percorso né irreversibile né in ascesa continua: diversi indicatori sono sostanzialmente fermi da qualche anno (sicuramente da un decennio, forse da un ventennio), e per esempio non è affatto sicuro che gli italiani nati nel 1990 oggi siano in media più istruiti di quanto fossero, alla loro età, gli italiani nati nel 1980. Però sono senza alcun dubbio molto più istruiti e alfabetizzati di quelli nati nel 1960 o nel 1950 o nel 1940 e così via, a ritroso. Il che significa, data la lunghezza media della vita umana, che per una quarantina d’anni o giù di lì, in assenza di catastrofi, anche conservando i livelli di scolarizzazione attuali i tassi di alfabetismo non faranno che aumentare (il discorso poi è un po’ più complesso, in quanto per esempio la capacità formativa della scuola non è costante e le capacità devono essere mantenute, oltre che acquisite; ma oggi, per fare un esempio, gli italiani non scrivono o leggono meno che in passato, anzi).
Da dove viene allora l’allarme di Massarenti? Da una voce di Wikipedia in lingua inglese, intitolata Functional illiteracy, che include anche una sezione sulla Prevalence dell’analfabetismo funzionale in alcuni paesi sviluppati. In questa sezione, nota Massarenti, l’Italia guida la classifica, con una percentuale di analfabetismo funzionale pari al 47%, superiore a quella del Messico (43%). Acciderba! L’Italia fa peggio del Messico? Un dato del genere dovrebbe sembrare come minimo sospetto a chiunque abbia viaggiato un po’ per il mondo. Massarenti lo prende per buono, ma io sono diffidente: da dove arriva l’informazione?
Il controllo mi ha richiesto circa un quarto d’ora. La voce di Wikipedia rimanda a un rapporto dell’OCSE Canada del 2009, che a sua volta si basa sul rapporto Learning a Living, che a sua volta riferisce i risultati di un’importante indagine del 2003, l’Adult Literacy and Life skills survey (ALL; teniamo in mente questo acronimo, perché ritornerà più avanti). Ovviamente, in questo gioco di scatole cinesi qualcosa si è perso. Nel caso particolare, l’informazione che si è persa è che lo studio originale non include “il Messico”, ma il solo stato messicano di Nuevo Léon – che ha il tasso di scolarizzazione e il reddito più alti del Messico, e arriva al livello di diversi paesi europei. Massarenti non si è curato di fare questa verifica minima, nonostante la voce di Wikipedia sulla cui base lancia l’allarme abbia bene in vista in cima alla pagina l’indicazione “This article may require cleanup to meet Wikipedia's quality standards”.
Detto questo, e riportata la cosa sul pianeta Terra (l’Italia è un paese con tassi di alfabetismo molto superiori a quelli del Messico nel suo assieme), torniamo a seguire l’argomentazione dell’articolo. Massarenti si lamenta perché nella versione di Wikipedia in lingua italiana non c’è la voce “Analfabetismo funzionale”, e lancia un appello: “qualcuno la allestisca!”. Ma basta qualche clic per vedere che la voce c’è, dal 26 dicembre 2008, e che è pure linkata nella colonna di sinistra della voce di Wikipedia in lingua inglese citata da Massarenti...
Dopodiché Massarenti scrive questo incredibile capoverso:
Il 47 per cento di analfabeti vi sembra un'esagerazione? Prima di allarmarci potremmo provare a consolarci in due modi. Primo: obiettare che i dati della voce di Wikipedia si fermano al 2003. Magra consolazione. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ci ha ricordato, nel suo recentissimo Investire in conoscenza e sul Sole 24 Ore-Domenica di due settimane fa, che negli anni successivi gli analfabeti funzionali sono saliti all'80%!
Dal 47% all’80%... Sembra impossibile che un laureato italiano che vive in Italia (e per di più autore di diversi libri) possa credere che nel suo paese la capacità di leggere e scrivere sia calata in modo così drammatico. Può darsi che si sia visto un calo simile in Cambogia quando i Khmer Rossi hanno sterminato buona parte delle persone capaci di leggere e scrivere. Ma in Italia... Visto che in nove anni il ricambio della popolazione è stato minimo, per portare la percentuale degli “alfabeti funzionali” dal 53 al 20% grosso modo metà degli italiani alfabetizzati deve essere diventata incapace di fare nel 2012 ciò che faceva nel 2003. Tra i colleghi di lavoro capaci di leggere testi, compilare moduli, capire regolamenti, uno su due deve essere diventato incapace di farlo. Possibile? Ovviamente no. La cosa incredibile è che la dichiarazione di Visco cui Massarenti fa riferimento è basata... sull’analisi ALL del 2003, come si legge chiaramente nel testo degli interventi! Semplicemente, Visco ha fatto riferimento a una fascia più ristretta di competenze rispetto a quella utilizzata, a catena, per portare alla voce di Wikipedia letta da Massarenti. In particolare, come si vede dalla tabella che Learning a Living presenta a p. 17, Visco ha fatto riferimento agli italiani che si collocano nelle fasce 3-5, le più alte, mentre la voce di Wikipedia faceva riferimento agli italiani che si collocano nella fascia 1, quella minima.
Possiamo quindi tirare un sospiro di sollievo: l’Italia non ha avuto crolli intellettuali, negli ultimi anni. Come sappiamo da tempo, ottiene risultati un po’ peggiori rispetto a quelli dei paesi con cui dovrebbe confrontarsi, e personalmente ritengo che farebbe dimolto bene a investire molto di più nella formazione (dando magari più risorse anche al mio settore di lavoro, e alla fine a me personalmente...), ma non è sull’orlo di un baratro intellettuale. Certo, che intellettuali prestigiosi lancino allarmi destinati ad ampia difussione senza prima fare quei controlli che ogni laureato di buon senso dovrebbe essere in grado di compiere non è un buon segno, ma questo è un altro discorso (o no?).
Coraggio, torno a correggere gli elaborati dei miei studenti...
2 commenti:
Eccellente puntualizzazione!
Anch'io mi ero accorto dei problemi connessi alle fonti su cui l'articolo si basa. Insomma: più attenzione non guasterebbe! :-)
Ma provare a farsi una chiacchierata con le persone che Vi circondano. Io pochi giorni fa ho chiesto ad un piccolo campione di ragazzi diplomati o laureati cosa significava la liberazione del 25 aprile, ebbene più del 50 per cento non lo sapeva. Generazioni di una "ignoranza" allucinante. La prova evidente che il declino del Paese continuerà per decenni.
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