Il mio primo soggiorno in Argentina è stato rapidissimo. Arrivato in albergo a notte, alle sei e un quarto sono ripartito per andare a prendere il traghetto Buquebus per Montevideo.
Devo dire che mi aspettavo qualcosa di più lento e tradizionale. Invece il servizio diretto tra Buenos Aires e Montevideo impiega una nave nuovissima, terminata a inizio 2013 dai cantieri di Hobart in Tasmania e immediatamente battezzata Francisco, con tanto di foto del Papa all’ingresso.
Devo dire poi che, tra i suoi molti lati positivi, il ventunesimo secolo ha anche questo: produce mezzi di trasporto comodissimi e pulitissimi. Cioè, voglio dire, all’imbarco del Francisco i passeggeri vengono obbligati a mettersi soprascarpe in plastica leggera, per non sporcare la moquette! E, tra bar e cromature, io ci ho messo un po’, a capire che non ero più nel terminal ma già a bordo.
Lo spirito dei tempi ha anche qualche controindicazione, beninteso. Che gli spazi siano divisi, e solo i passeggeri delle sale di classe superiore abbiano diritto a finestroni panoramici, non sorprende. Però è frustrante che non si possa in nessun modo uscire all’esterno della nave – anche se immagino sia una cosa ragionevole, visto che il traghetto fila ad alta velocità, lasciandosi dietro due spruzzi niente male. Ma la cosa più sorprendente è che metà battello è occupata da un duty-free in perfetto stile aeroporto, che apre un quarto d’ora dopo la partenza e chiude un quarto d’ora prima dell’arrivo…
Dopo tre ore di tragitto sulle acque calme del Rio de la Plata, comunque, il duty-free chiude appunto i battenti e il battello ormeggia. All’attracco uruguayano è venuto gentilmente a prendermi Michele Gialdroni, addetto reggente dell’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo. Sosta in albergo, pranzo, e poi visita all’Istituto stesso. Che è decisamente bello, collocato com’è in un edificio primo Novecento, parzialmente ristrutturato e già sede della Nunziatura apostolica. Io me ne innamoro immediatamente. Anche perché all’Istituto sono tutti gentilissimi.
Approfitto di un po’ di pausa nel pomeriggio per risistemare la mia presentazione e fare due passi lungo il primo tratto delle Ramblas, la lunghissima passeggiata che parte dal centro di Montevideo e prosegue per decine di chilometri lungo il Rio. L’estuario ha un aspetto più da lago che da fiume, e in effetti le acque sono dolci, non salate… anzi, visto che sono un tipo diffidente, scendo a una spiaggetta e le assaggio. OK, dolci!
Naturalmente, però, il punto chiave della serata per me è la mia presentazione sull’italiano del web. Il pubblico è folto: in buona parte studenti dei corsi dell’Istituto. La discussione è vivace, le domande pertinenti… ottimo segno. Faccio anche un’intervista per un giornale locale.
All’uscita, il cielo notturno non lascia vedere molte stelle. Però anche nella foschia da città di mare balza all’occhio Venere, luminosissima in mezzo a costellazioni che non avevo mai visto. A poca distanza da Venere c’è una stella brillante che non riesco a identificare. Un rapido controllo su Distant Suns: toh, è Alpha Centauri…
Eh, però. La stella più vicina alla Terra: sempre citata, mai vista di persona. La facevo meno luminosa. Più bassa all’orizzonte dovrebbe esserci anche la Croce del Sud, che però nella foschia non si vede. Si vede in compenso la luna, rovesciata! Benvenuto nell’emisfero sud.
Il 16: nuova presentazione alla Scuola Italiana, in un bellissimo complesso nel verde a una ventina di chilometri dal centro. Mi accompagna la signora Galeotti, e facciamo anche una lunga e interessante discussione in taxi sulla linguistica storica. A sentirmi parlare ci sono i ragazzi degli ultimi due anni di scuola superiore, e io faccio una presentazione di taglio più divulgativo sull’italiano di oggi. Gli studenti mi sembrano molto convinti delle potenzialità della lingua! Poi incontri di lavoro, e preparativi per ripartire. La mia fermata uruguayana è stata breve ma intensa.
Nessun commento:
Posta un commento