Un po’ me l’aspettavo, ma il panorama che si vede volando tra l’estuario della Plata e il Perù è spettacolare, ed è stato nel suo assieme una delle sorprese più belle del viaggio. Volo TACA all’andata (da Montevideo) e al ritorno (a Buenos Aires, con due ore e passa di ritardo, ahimè).
Non tanto per la sezione uruguayana e argentina, ovviamente, che è ravvivata solo dall’intricata rete fluviale che fa capo al Paranà e che è una serie di affluenti tortuosi, lagune e meandri. Per il resto, il panorama di questa tratta è fatto solo di pianura: piattissima e ricoperta di campi. Che diventano sempre più grandi man mano che ci si allontana dalla costa.
Poi i campi iniziano a diventare più gialli e di colpo, andando verso Lima, il paesaggio cambia. Inizia la zona della Cordigliera, che rimane in vista per più di metà viaggio. L’aereo, se ho visto bene, taglia attraverso le montagne e i deserti del Cile settentrionale, con vulcani coperti di neve che dominano laghi e paesaggi di dune.
Pochi i segni di abitazione umana. Ogni tanto una strada, o una grande miniera. In qualche caso, un minuscolo rettangolo di campi che è l’unica cosa verde in un paesaggio marziano. Alla fine si arriva sul deserto costiero del Perù, con le dune a due passi dal mare.
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