Il 23 aprile è scomparso Armando Petrucci, il più grande paleografo e storico della scrittura attivo in questi anni in Italia. Non ho avuto la fortuna di essere suo allievo, anche se ho sentito diversi suoi interventi in molte occasioni, ma i suoi libri sono stati per me importantissimi in tutto il mio percorso di studi.
Ieri ho presenziato a un breve saluto a Petrucci alle sale della Pubblica Assistenza di Pisa. Hanno parlato, con commozione, Corrado Bologna e Alfredo Stussi. Corrado Bologna ha letto anche il suo ricordo pubblicato ieri sul Manifesto. Rimando a quello, da cui riporto qui solo una citazione che è una sintesi ma anche un programma di ricerca e, per me, un auspicio:
Non c’è nulla, nella storia dell’uomo, che possa ricondursi solo al pensiero: conta in primo luogo la fisicità degli oggetti che mettiamo al mondo lavorando con il cervello, la materialità dei gesti che gli individui compiono per lasciare traccia durevole della propria esistenza e per trasmettere alle civiltà future le proprie conquiste, le proprie fatiche, i propri sogni.
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