martedì 21 novembre 2023

IA e diritto d’autore sul sito Treccani

 
Sul Magazine Treccani è uscito uno Speciale curato da Marco Brando e dedicato a Social network: il controllo dei contenuti tra censura e libertà di espressione. All’interno c’è anche un mio contributo, che si intitola Lo “stile” dell’intelligenza artificiale che censura il diritto d’autore ma in effetti è soprattutto una presentazione sintetica del rapporto tra sistemi generativi come ChatGPT e il diritto d’autore.
 
La questione è strutturale, nel senso che i sistemi generativi attuali si basano sull’elaborazione di raccolte molto ampie di testi scritti da esseri umani, e solo grazie a questa elaborazione possono scrivere testi “nuovi”. Questo modo di lavorare rappresenta una violazione del diritto d’autore? Secondo me, no – perché non c’è un rapporto diretto riconoscibile tra fonti e prodotti, e in fin dei conti le modalità di apprendimento usate dai sistemi generativi appaiono da questo punto di vista paragonabili a quelle usate dagli esseri umani. Personalmente, lavorando con ChatGPT e altri sistemi generativi, nelle risposte a richieste generiche non ho mai avuto l’impressione di stare leggendo i testi di uno specifico autore umano.
 
Un problema si crea però senz'altro nel caso di imitazioni dello stile di un autore specifico, cioè le situazioni in cui si chiede per esempio di presentare testi “nello stile di Gadda” (con risultati a volte non disprezzabili). Per la generazione di immagini, in effetti, la questione è centrale e ci sono state numerose rivendicazioni esplicite in proposito. Per le parole, tuttavia, anche le caratteristiche di uno “stile” linguistico specifico rimangono talmente generiche, e le restrizioni poste da una lingua talmente forti, che è difficile considerare la semplice imitazione di uno stile una violazione del diritto d’autore. A differenza dei segni lasciati da una matita o da un pennello, le parole di una lingua sono in sostanza mattoncini preesistenti che possono essere combinati in modi sì originali, ma sottoposti a molti vincoli grammaticali! Tuttavia, è ovvio che proprio la richiesta di scrivere “nello stile di” pone qualche complicazione.
 
In sintesi: c’è materia di riflessione per gli avvocati… ma anche per i linguisti.
 
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