C'è chi ama i libri in perfette condizioni: come se non fossero mai stati aperti.
Non è il mio caso.
A me i libri piacciono in quanto strumenti: oggetti per conservare informazioni. Che siano in perfette condizioni è secondario. Anzi, se possibile, preferisco comprare libri usati piuttosto che nuovi. Certo, se vengono da una biblioteca non va bene scriverci sopra; e anche se i libri sono di proprietà personale, è bene non maltrattarli, perché dopo un po' cadono a pezzi. Ed è bene non riempirli troppo di scritte, perché poi non ci si capisce niente (o non si possono fotocopiare per le lezioni). Eccetera.
Questione di gusti, certo.
Però a volte capita qualcosa di curioso. Stamattina mi sono informato sulla possibilità di comprare qualche libro con i miei fondi di ricerca (cioè i soldi disponibili per portare avanti i lavori individuali: nel caso mio, poco più di mille euro, per il 2009). La risposta: sì, si possono comprare libri con quei fondi, ma i libri devono essere acquistati tramite la biblioteca di dipartimento e devono essere conservati in biblioteca. E quindi non possono essere usati per prendere appunti, evidenziare, eccetera. Cosa che, in effetti, volevo fare con un'edizione della Grammatica di Renzi - di cui in biblioteca sono già presenti un paio di copie, che però, giustamente, vanno conservate al meglio. Nulla da fare. Se voglio un libro da usare in questo modo, devo pagarmelo di tasca mia.
Cosa quantomeno curiosa. Se compro un computer con i miei fondi di ricerca, non devo depositarlo in nessuna biblioteca. In pratica, posso usarlo, strapazzarlo, metterci sopra i programmi che mi sembrano più utili, perfino smontarlo o usarlo come fermaporta, se mi torna utile per il lavoro. Com'è giusto che sia.
I libri no. Devono rimanere immacolati.
Regolamento di Ateneo, mi hanno detto. Probabilmente nato da qualche idea molto generica, tipo "così aumentiamo la dotazione delle biblioteche". E forse anche da un concetto di livello più alto, ma sbagliato: "i libri non sono strumenti come tutti gli altri". Sono cose da riverire, e tenere sotto una campana di vetro? Per evitare che vengano usati?
Bah. Questo regolamento non è certo l'ostacolo peggiore che ci si trova di fronte su lavoro. Ma è un ostacolo talmente irragionevole che dà un po' da pensare.
Come si traduce broligarchy?
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Un neologismo usato in associazione alla futura presidenza Trump che
risulta poco trasparente senza alcune informazioni aggiuntive.
5 giorni fa
1 commento:
Beh, in fondo anche gli studenti pagano le tasse (e con esse finanziano anche le biblioteche) ma poi i libri, se vogliono davvero "usarli", debbono comprarseli di tasca propria...
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