venerdì 18 aprile 2008

Nove miglia sotto la pioggia

Parlando di linguaggio umano, e di quanto si possa tirar fuori anche da una frase molto semplice, se si conosce il contesto, da un po' di tempo mi capita di far riferimento a un racconto che ho letto molti anni fa. Si intitola Nove miglia sotto la pioggia ed è di Harry (anche se la nota introduttiva al racconto lo chiama "Henry") Kemelman. Titolo originale, The Nine Mile Walk; il racconto è incluso, nella traduzione di Alessandra Proietti, all'interno de I signori del mistero. Antologia dei migliori racconti polizieschi, a cura di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares (Los mejores cuentos policiales, 1982; tradotto da Editori Riuniti, Roma, 1982, pp. 269-282; poi ristampato e ripubblicato da vari editori). L'ho letto per la prima volta... oh, probabilmente nel 1982-84, prendendo il libro in prestito alla biblioteca comunale di Viareggio. Di tutta l'antologia è l'unico racconto di cui mi sono ricordato la trama per anni.

Adesso ho ripreso in prestito il libro alla biblioteca di Lingue e letterature romanze - sezione di Ispanistica, e dopo tanti anni ho riletto il testo. Devo dire che il racconto è piuttosto brutto e goffo, ma dimostra bene proprio il principio per cui lo cito. Due amici cercano di capire in quale contesto possa essere stata pronunciata una frase molto semplice, sentita per caso in un ristorante: "Camminare per nove miglia non è no scherzo, specialmente se piove". E, andando a ritroso da qui, capiscono che nella loro città l'unico motivo per cui possa essere stata detta una frase del genere è per trovarsi alle cinque di mattina alla stazione di Hadley, dove il Washington Flyer si ferma a caricare acqua; e l'unico motivo per fare una cosa del genere consiste nel salire di nascosto sul treno, uccidere un uomo in un vagone letto, e saltar giù di nuovo. Dopodiché, chiamano la polizia e fanno bloccare gli assassini prima che escano dal ristorante.

L'esempio è carino: credo che lo userò anche in futuro!

martedì 8 aprile 2008

Cardona: Antropologia della scrittura

Quant'è bello questo libro! Purtroppo non è disponibile. E sì che ce ne sarebbe bisogno... Ma dopo la prima edizione (1981) mi pare che sia stata fatta solo la "prima ristampa corretta" nel 1987.

L'idea di base, geniale, è quella di prendere in esame tutto ciò che è scrittura. Non solo la riproduzione dei suoni della lingua, ma tutto. Se ne ricava un panorama in cui le scritture alfabetiche o logografiche non rappresentano che un caso particolare di una tendenza molto più ampia. Caso molto particolare, beninteso; ma dai segni magici ai pittogrammi alla rappresentazione del parlato, per certi aspetti, non c'è un salto troppo forte.

Qualche proposta di nuovo capitolo:

  • Le scritte su panchine
  • Le scritte sugli zaini
  • Come pubblicizzare indirizzi web
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