giovedì 29 dicembre 2022

Tavosanis, Riformulare fonti in voci di enciclopedia


 
Copertina di Dal testo al testo
Il 2022 per me è stato un anno davvero impegnativo – come si vede anche dagli scarsi aggiornamenti su questo blog. Sia le questioni personali sia, soprattutto, il lavoro hanno reso difficile fare qualcosa di più che gestire le urgenze. Adesso però, finalmente, molti traguardi importanti sono stati raggiunti e spero che nei prossimi mesi (o perfino anni?) le cose vadano molto, molto meglio.
 
Nell’elenco delle cose che non sono riuscito a fare rientrano anche gli aggiornamenti sulle pubblicazioni. Per questo arrivo solo ora a parlare di un contributo che in effetti è uscito nella prima metà dell’anno: il mio Riformulare fonti in voci di enciclopedia. Il libro in cui è uscito presenta gli atti del III convegno ASLI Scuola, tenuto nel febbraio 2020: non lo immaginavo, ma per un anno e mezzo per me sarebbe stato l’ultimo convegno in presenza …
 
Il contributo, comunque, presenta l’attività generale della riformulazione in rapporto al caso specifico delle voci di Wikipedia. Il passaggio dalla riformulazione scolastica a quella su un sito pubblico mi sembra importante, perché rende necessario affrontare il rapporto con il diritto d’autore e la necessità legale, in diversi contesti, di usare parole proprie per fornire informazioni già presentate da altri. Ciò amplia il panorama rispetto alle pratiche scolastiche, che spesso consistono solo nella riscrittura di un testo in forma più chiara.
 
In ogni caso, ciò che emerge è che la riformulazione ha un posto importante ma minoritario nella scrittura di Wikipedia. In una tesi di laurea triennale è stato eseguito il confronto di un campione di voci di Wikipedia in lingua italiana con il testo di 65 fonti su cui si basavano le informazioni presentate nel testo. Dalle 65 fonti si è passati a 52 casi analizzabili (gli altri erano basati su collegamenti non funzionanti, indicazioni impossibili da verificare e simili); e di questi, ben 41 potevano essere considerati rielaborazione completa, senza stretti contatti con il testo di partenza a parte il trasferimento di informazioni. In un caso c’era una citazione letterale, in 6 casi una rielaborazione leggera e in 4 casi una rielaborazione consistente.
 
Già questo dato è interessante: alla fine, il canale più importante per il trasferimento di informazioni da un testo all’altro è la rielaborazione personale, non la riformulazione. Come spesso accade, però, la verifica sistematica ha permesso di notare anche altre cose. Ancora più interessante mi sembra infatti un altro punto: il fatto che le fonti citate fossero in grande maggioranza (40 su 65) in lingua diversa dall’italiano. E in effetti, se ci pensiamo bene, su questo non si riflette molto. Oggi la scrittura basata su altre scritture ha spesso alla base un testo in altre lingue – e anche l’insegnamento della scrittura in lingua italiana dovrebbe tener conto di questo fatto, notando che spesso più che riformulare si traduce.
 
Mirko Tavosanis, Riformulare fonti in voci di enciclopedia, in Dal testo al testo: lettura, comprensione e produzione, a cura di Claudio Giovanardi, Elisa De Roberto e Andrea Testa, Firenze, Cesati, 2022, pp. 445, , € 36, ISBN 978-88-7667-951-3, pp. 399-408. Copia ricevuta come autore.
 

mercoledì 31 agosto 2022

I prossimi convegni

 
Per la prima volta dal 2020, in queste settimane parteciperò a due convegni in presenza e fuori Pisa. Il primo, addirittura all’estero! Oggi pomeriggio, alle 16:30, parlerò infatti dell’Uso dell’italiano in Asia nel Seicento attraverso le testimonianze collegate ai viaggi di Giuseppe Maria Sebastiani. Il contesto è il XVI Congresso della Società internazionale di Linguistica e filologia italiana, rinviato per ben due anni e ora finalmente arrivato in porto grazie alla tenacia degli organizzatori.
 
Dal 21 al 24 settembre sarò invece a Napoli (e a Procida) per il XXI congresso dell’Associazione per la Storia della lingua italiana. Il mio intervento sarà dedicato a presentare Varietà dell’italiano e lingue straniere nella testimonianza di Pietro Della Valle.
 
Dopo tanti lavori dedicati a Internet e Wikipedia, passo insomma a parlare di faccende più distanti nel tempo e nello spazio. Ma non per questo meno interessanti - anzi!
 

venerdì 1 luglio 2022

In memoria di Valerio Evangelisti


Illustrazione di Francesco Mattioli

Questa settimana (il 28 giugno) nella sezione Lingua italiana del Magazine Treccani è uscito un mio contributo su Evangelisti e la fantascienza, o più specificamente sul rapporto tra Valerio Evangelisti e la fantascienza italiana. Il contributo si inserisce in uno speciale su Evangelisti curato da Alberto Sebastiani e programmato da tempo. Purtroppo, gli eventi hanno trasformato il lavoro in un omaggio postumo; ma anche in queste tristi circostanze vale la pena tornare indietro con la memoria, e ricordare come sono andate le cose alle origini.
 

martedì 12 aprile 2022

Montessori, Come educare il potenziale umano

  
Che cosa strana, il passato! Anche quando si è abituati, è come minimo tanto difficile da capire quanto il presente, e le sorprese non mancano.
 
Per esempio, io pensavo di conoscere più o meno le idee e la figura di Maria Montessori – di seconda mano. Adesso però, per ragioni esterne, ho letto il suo libro Come educare il potenziale umano. Il libro presenta la traduzione italiana di una serie di conferenze tenute dall’autrice in India nel 1943; non so quanto sia coerente con le altre sue opere, ma da diversi punti di vista ha rappresentato una lettura un po’ sconcertante.
 
Le prime pagine vanno avanti abbastanza tranquillamente nel descrivere le esigenze dei bambini oltre i sei anni e il modo per soddisfarle. Certo, sorprendono un po’ i riferimenti continui al Piano Cosmico in cui le esigenze stesse, secondo l’autrice, devono essere inserite, ma tant’è… Una delle idee su cui Maria Montessori insiste di più è l’importanza di integrare la fantasia con l’intelligenza, e questo mi sembra ancora oggi perfettamente condivisibile. In un’epoca in cui mi sembra diffuso il pregiudizio che stimolare l’intelligenza significhi mortificare la fantasia, continua a essere importante ricordarsi che le due facoltà non solo non sono in conflitto ma si rafforzano tra di loro. D’accordo, il quadro psicologico di riferimento per l’autrice è ottocentesco (bergsoniano), ma non è che su questo si siano fatti progressi tali da rendere superate molte osservazioni di buon senso.
 
Dopodiché… rinforzare la curiosità del bambino presentando, più che favole, la storia reale dell’universo mi va benissimo. Ma colpisce il modo assolutamente finalistico in cui quest’ultima viene presentata, e che occupa il grosso del libro. L’esposizione sembra una sintesi di appunti di storia preparati dall’autrice per autoconvincersi: l’evoluzione viene presentata come realizzazione dello Scopo della Vita (con le maiuscole), l’impostazione religiosa e finalistica domina e gli organisimi viventi diventano sempre più complessi mentre la razza umana sviluppa civiltà superiori, Atlantide, Poseidonis, gli ariani…
 
Certo, una parte di questo straniamento è dovuta al fatto che al momento in cui venivano tenute le conferenze, idee come le differenze evolutive tra le razze umane o l’esistenza di Atlantide erano davvero considerate verità scientifiche. A volte ci scordiamo quanto sono recenti molte delle nostre acquisizioni! Ma il resto dello straniamento è dovuto, direi, a qualcosa di ancora più radicale: alla certezza con cui tutto questo è presentato. La lunga serie di esempi che forma il libro rappresenta, secondo l’autrice, una perfetta realizzazione e illustrazione dei princìpi di base.
 
Proprio l’abbandono di questa impostazione, che il libro ha in comune ancora con tanta saggistica di oggi, mi sembra indispensabile in qualunque progetto didattico o pedagogico di ampio respiro. Prendere elementi eterogenei, forzarli in uno schema e ignorare i controesempi sembra uno degli errori più gravi che si possano fare. Ormai, temo, sono diventato un po’ rigido su questo punto.
 
Maria Montessori, Come educare il potenziale umano (traduzione di Letizia Berrini Pajetta di To educate the human potential), Milano, Garzanti, 1970, pp. 181. Letto nella copia della Biblioteca di Filosofia e Storia dell’Università di Pisa.
 

martedì 11 gennaio 2022

Harris, Beyond the Horizon

  
Copertina di Beyond the Horizon di John Harris
C’era un tempo, quando ero bambino e ragazzo, in cui l’illustrazione di fantascienza mi colpiva molto. Le immagini di artisti come Karel Thole, Chris Foss, Michelangelo Miani o Paul Lehr mi lasciavano un’impressione fortissima, specie se collocate sulla copertina di qualche libro o rivista. Il picco, direi, è stato tra 1976 e 1984; dopodiché è cambiato il mondo. E soprattutto, com’è ovvio, sono cambiato io.
 
Qualche mese fa, durante uno dei periodi di isolamento ho provato a vedere se le sensazioni fossero ancora lì e ho comprato Beyond the Horizon di John Harris. È un bel libro d’arte, però, no, le sensazioni non sono ancora lì. Le pennellate indistinte e vagamente alla Turner di questi dipinti sono molto professionali, ma a guardarle non è più il Mirko di qualche decennio fa. 

Certo, l’impatto visivo resta forte:

Harris a doppia pagina

Tuttavia, a parte qualche eccezione, i paesaggi di altri mondi mi lasciano abbastanza indifferente, e i testi di accompagnamento sono in alcuni casi irritanti (e con qualche errore grammaticale). I dipinti più energici mi piacciono, quelli che dovrebbero essere più malinconici mi sembrano di qualità inferiore. L’aspetto più interessante sono forse le scelte cromatiche insolite, con tinte pastello: una buona selezione si può vedere sul sito di Alison Eldred.
 
Mi ha sorpreso semmai vedere che Harris è attivo nel settore dagli anni Settanta. Non solo non lo ricordavo da quegli anni, ma i dipinti che ha fatto in quel periodo sembrano ancora contemporanei! E, altra sorpresa, Harris ha realizzato opere di buon livello come copertine per romanzi di basso profilo, tipo quelli di Orson Scott Card, o magari decorosi ma marginali, come la serie di Stazione ospedale di James White (sì, c’era un tempo in cui leggevo i romanzi di James White!). Scorrendo i titoli si ha la sensazione di guardare con coerenza le riserve di una squadra, non i giocatori in campo.
 
Nel frattempo, poi, sui libri che conosco si sono accumulati quelli di generazioni più recenti – in particolare quelli di John Scalzi, con cui Harris ha evidentemente un rapporto privilegiato. L’esito finale è qualcosa di insolito. Non è un paesaggio sgradevole, ma nemmeno qualcosa che abbia voglia di rivistare troppo.
 
John Harris, Beyond the Horizon, Londra, Titan Books, 2014, pp. 160, ISBN (edizione tascabile) 978-1-781168424, £ 24,99.
 
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