martedì 30 giugno 2009

La forma del libro

Stamattina ho fatto l'ultimo viaggio della stagione, prima di passare a tempo pieno a correggere elaborati e preparare test: una corsa a Firenze per vedere la mostra La forma del libro alla Biblioteca Laurenziana. Appuntamento non rinviabile, visto che:

  1. l'esposizione si è chiusa oggi;
  2. a fine anno dovrebbe riaprire, ma chissà...
  3. l'argomento corrisponde a un punto fisso nei miei corsi.
La mostra in sé aveva alcuni lati molto positivi. Due sole sale e un totale di quaranta pezzi esposti, alcuni dei quali microscopici: la visita completa ha richiesto una mezz'ora.

La prima sala ospita materiale greco: quasi tutto pre-codex, fatto in sostanza di ostraka e papiri, più due tavolette cerate (una delle quali ancora dotata di cera e relativa iscrizione). La cosa più sorprendente qui è stata è la modernità della scrittura (anche maiuscola) nelle lettere e nelle liste: separazione delle parole, saluti e firme a fondo pagina, lettere che vanno sopra e sotto il rigo, eccetera. La lettera del dieceta Apollonio (251 a. C., pezzo 9) o le istruzioni al fattore Heroninos (265-266 d. C., pezzo 13) non hanno nulla da invidiare alle lettere di due millenni dopo - a parte, se ho ben visto, la mancanza di una data! Cose già note, beninteso, ma vederle sotto un faretto da mostra fa un'altra impressione.

Un po' meno interessante la seconda sala, che pure contiene parecchie cose notevoli - tra cui forse il primo Dante "del Cento", la Bibbia "di Marco Polo" reimportata dalla Cina, e così via. Ci sono anche alcuni rotoli moderni di origine extraeuropea: una scelta che sarebbe stata migliore se fossero stati tutti rotoli di testo, non di pittura.

Dal punto di vista della ricerca, certo, la mostra non aggiunge nulla a quel che già si sapeva. E dal punto di vista della didattica lascia un po' perplessi: non illustra in modo completo l'evoluzione rotolo-codex, ma solo campioni illustri, senza spiegare troppo bene che cosa succede tra l'uno e l'altro. Oh, beh, è una mostra di papiri e pergamene e per raggiungerla bisognava attraversare la sala disegnata da Michelangelo! Ci sono pochi modi migliori per riprendere il lavoro dopo le corse all'estero.

Del resto ci sono arrivato con lo spirito giusto: per (forse) la prima volta in vita mia sono saltato sul treno senza portarmi dietro neanche un foglio di carta stampata. Solo l'iPhone, che ho usato per leggere Content di Cory Doctorow. Ma questo penso che sarà l'argomento di uno dei prossimi post.

sabato 20 giugno 2009

Bardini, Bootstrapping

Molte cose di oggi dipendono da eventi puramente casuali del passato. La nostra tecnologia informatica è uno di questi? Cioè, gli strumenti che usiamo per comunicare, dal computer con tastiera fino al mouse, erano scelte obbligate? O solo una possibilità tra tante?

Bootstrapping di Thierry Bardini è un libro che fornisce la risposta a un buon numero di queste domande. Dal punto di vista storico, è un libro su (come dice il sottotitolo) "Douglas Engelbart, Coevolution, and the Origins of Personal Computing". Ma le invenzioni di Engelbart, nome oggi praticamente sconosciuto, sono fondamentali. La sua "Madre di tutte le demo", nel 1968, presentò al pubblico in un colpo solo il mouse, gli ipertesti, la videoscrittura e la videoconferenza.

Le tecnologie attuali non erano le uniche prese in esame da Engelbart. Per esempio, una delle sue idee di base era stata quella di integrare l'interazione tramite mouse con quella tramite una tastiera ridotta a cinque tasti: una "tastiera ad accordi" (chord keyboard) che permetteva di scrivere rapidamente usando una mano sola, mentre l'altra operava. Oppure il mouse da ginocchio...
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