Nel dibattito sulla nascita del fumetto, il recente
Naissances de la bande dessinée di Thierry Smolderen (Les impressions nouvelles, s. l., 2009) è un contributo non perfetto ma molto importante.
Come mai, "non perfetto"? Semplicemente perché Smolderen dedica molta attenzione a definizioni e cose marginali, o sbagliate. Il libro ha il sottotitolo "de William Hogarth à Winsor McCay", e, appunto, essendo il punto di partenza, l'opera di Hogarth è una delle cose su cui Smolderen si concentra di più. Tuttavia la sua argomentazione è strana: Hogarth è importante non perché le sue incisioni siano fumetti (non lo sono), quanto perché le sue opere sono costruite per essere decifrate (sono "diagrammatiques") e combinano elementi di tradizioni grafiche diverse in un modo che ricorda la polifonia bachtiniana del romanzo dell'epoca. Entrambi questi aspetti diventeranno importanti nel secolo successivo, e saranno alla base del protofumetto dell'Ottocento. In Hogarth convivono, secondo Smolderen, in questo modo:
"Cherchez le diagramme!" est le mot d'ordre, la règle du jeu. Quel que soit son parcours dans l'image, l'oeil découvre à chaque lecture de noveaux rapports, de nouvelles articulations ironiques. Car c'est là que réside toute la modernité d'Hogarth: sa vision polémique de la société anglaise s'exprime par diagramme interposé, en faisant jouer toutes les couches du langage graphique de son temps. La mise en oeuvre de cette "poliphonie" graphique est ce qui le rapproche des inventeurs du roman moderne comme Henry Fielding et Laurence Sterne, qui confrontaient pareillement dans leurs oeuvres toutes les veines, tous les registres du langage parlé et écrit de l'époque (p. 15).Gli aspetti che non tornano in questa ricostruzione sono evidenti. Innanzitutto, la "decifrabilità" delle opere è una costante delle arte grafiche, non un'invenzione di Hogarth! E la "polifonia", sarà davvero passata da Hogarth ad autori come Doré e Grandville? Può anche darsi; ma in realtà Hogarth non mi sembra molto "polifonico"; in alcuni casi viene chiaramente imitato dai disegnatori successivi, ma dimostrare che sia lui alla base di tutto... beh, ci vorrebbe come minimo un altro libro!
Osservazioni discutibili si trovano poi anche in altri punti del libro. Anzi, è curioso, almeno per me, vedere come Smolderen oscilli spesso tra analisi convincenti (per esempio quando mostra la netta opposizione formale tra il
Little Jack e il
Little Nemo di McCay) e altre... meno. Ma la sensazione finale non è affatto quella di un libro che non funziona. Al di là dei (numerosi) punti che non convincono, l'autore ha senz'altro centrato il problema principale. In una risposta agli storici del fumetto che nella produzione grafica dell'Ottocento cercano solo embrioni del fumetto moderno, Smolderen ricostruisce un contesto complesso. Individua infatti tutta una serie di "antenati" della narrazione grafica a cui ben pochi hanno pensato in precedenza: dai repertori di espressioni facciali al servizio degli attori fino alle prime sequenze fotografiche create per ricostruire le fasi dei movimenti veloci.
Su questi punti inoltre Smolderen, più che raccontare, mostra: il corredo iconografico del libro è semplicemente fantastico, e sembra tutto frutto di ricerche di prima mano. La copertina non rende giustizia a questa incredibile galleria di immagini, mai viste in giro e spesso molto belle.
Dal mio punto di vista, poi, uno degli aspetti più interessanti (anche se marginali in questa trattazione) è il modo in cui molti autori dell'Ottocento legano il lavoro sulla stilizzazione delle immagini a una riflessione teorica. Alla ricerca, com'è naturale, di una "grammatica" dei gesti e delle espressioni. Gli esempi tratti da Cruikshank e Grandville, alle pp. 36 e 37, sono i più affascinanti, ma non gli unici, e fanno il paio con i molti tentativi dell'epoca di codificare e "scrivere" tante cose che, a differenza del linguaggio, si sono rivelate poi molto refrattarie alla schematizzazione. Tuttavia, anche se il tentativo più di tanto non può spingersi,
vedere il modo in cui alcune personalità geniali cercano di affrontare il problema è senz'altro molto istruttivo!
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