Da qualche giorno si parla molto dell’evento che Apple ha organizzato per oggi (giovedì 19 gennaio) a New York. Evento centrato sull’educazione, e di cui sul Wall Street Journal Shara Tibken dice che “is expected to unveil textbooks optimized for the iPad and that feature ways to interact with the content, as well as partnerships with publishers”... il resto dell’articolo non lo vedo, perché accessibile solo ai paganti (o, per un breve periodo, ai registrati).
D’altra parte, la rivista online Ars technica riferisce in un articolo di Chris Foreman che “sources close to the matter have confirmed to Ars that Apple will announce tools to help create interactive e-books—the ‘GarageBand for e-books’, so to speak—and expand its current platform to distribute them to iPhone and iPad users”.
Beh, ormai basta aspettare qualche ora per sapere chi ha ragione... Ma, indipendentemente dai dettagli dell’innovazione che sarà annunciata oggi, partiamo dal presupposto ottimistico che si tratti comunque di qualcosa di interessante. Che impatto può avere per il mercato dei “libri di testo”? La cosa mi coinvolge anche a livello personale, visto che ho lavorato a un bel po’ di libri di testo, per la scuola e l’università, e uno lo sto chiudendo proprio adesso.
È importante ricordare, però, che l’introduzione di “libri di testo elettronici” viene spesso vista in Italia come una specie di bacchetta magica. Per esempio, tra le Cento proposte per l’Italia lanciate il 31 ottobre 2011 sindaco di Firenze Matteo Renzi è stato trovato lo spazio per dedicarne una, la n. 85, agli Ebook per tutti:
Moltissimi libri sono liberi dai diritti d’autore, in pratica lo sono tutti i classici della letteratura italiana. L’invenzione degli ebook ha eliminato i costi di stampa e di distribuzione di un libro e, nel caso specifico, non essendoci diritti d’autore, neppure questa voce di spesa è presente. I costi sono soltanto legati alla accessibilità su web dei titoli e l’organizzazione del loro downloading. Il Ministero della Pubblica Istruzione, con spesa molto contenuta, potrebbe offrire la disponibilità degli e-readers a titolo gratuito a tutti gli studenti e promuovere una diffusione simile, a basso costo, anche dei libri di testo.
L’autore di questa proposta (forse Giorgio Gori, ex direttore Mediaset) non ha messo a fuoco il problema della codifica dei testi e pare non si renda conto del fatto che i classici della letteratura italiana sono già da tempo disponibili in modo organizzato su diversi siti... nonostante le difficoltà di Bibliotecaitaliana, moltissimi titoli sono per esempio disponibili da decenni sul sito di LiberLiber. Però, anche al di là di questo e delle sgrammaticature, la proposta non mi è molto chiara: si vogliono fornire lettori di ebook gratis a tutti gli studenti italiani con la speranza che leggano classici della letteratura? Beh, perché no? Ben pochi di questi strumenti, temo, verrebbero poi usati effettivamente per leggere – tantomeno per leggere classici della letteratura italiana, che già oggi giacciono in milioni di copie, non particolarmente contese, nelle biblioteche – e il costo dell’operazione a occhio si aggirerebbe sul mezzo miliardo di euro (= 50 € per ogni lettore, moltiplicato per i circa 9 milioni di studenti delle scuole di ogni ordine e grado)... però anche se l’investimento non è troppo sensato, meglio impiegare i soldi in questo modo che in molti altri. Di sicuro, sarebbe un bell’aiutino di Stato per il mercato dei libri elettronici.
La proposta comunque, noto, termina evocando i “libri di testo” e i possibili risparmi ottenibili in questo modo. Sullo stesso argomento è tornato due mesi dopo il nuovo ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, che in un videoforum ha espresso auspici in tal senso: “I libri si spostino sui tablet. Si possono scaricare - non gratis, le cose hanno un valore -. Possono così divenire dei ‘book in progress’, sfruttare al massimo l'interattività. E alla fine si risparmia, pur considerando l'acquisto del tablet”.
Al di là di un’affermazione come “non gratis, le cose hanno un valore”, che sarebbe agghiacciante se non fosse evidentemente buttata lì tanto per dire, anche il ministro sembra non essersi accorto di un fatto: nella scuola italiana i “libri di testo” elettronici sono già obbligatori. O meglio, l’articolo 15 della legge 133 del 6 agosto 2008 stabilisce al comma 2 che “A partire dall'anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista”. Ma, appunto, penso che della bacchetta magica se ne siano accorti in pochi. Sui problemi di applicazione della legge, evidenti già alla sua approvazione, segnalo una bella analisi d’epoca di Francesco Scervini; mi chiedo però come stiano andando le cose adesso, a termini scaduti... Molti editori hanno, credo, ottemperato all’obbligo di legge mettendo in linea da qualche parte i PDF dei propri libri. Molti, immagino, se ne sono semplicemente disinteressati, ben consapevoli del fatto che dal punto di vista pratico è oggi impensabile che in Italia gli studenti possano usare libri di testo principalmente elettronici. Ma non ho informazioni concrete. Cercando in rete, ho trovato solo un comunicato stampa relativo a un sondaggio non pubblicato, e sarei molto curioso di sapere se qualcuno ha dati più precisi.
In ogni caso, le osservazioni fatte finora da politici e ministri italiani – e le leggi corrispondenti! – non si alzano molto al di sopra del livello delle conversazioni da dopocena. Viceversa, sui vantaggi, e sui limiti, dei dispositivi elettronici dal punto di vista didattico c’è ormai una bibliografia imponente, che ha prodotto alcune importanti acquisizioni. E, anche se è chiaro che tutto il mondo che ruota attorno ai libri di testo ha un ampio margine di miglioramento, le bacchette magiche si sono rivelate ben poco efficaci di fronte a questo genere di problemi. Su questo argomento spero di scrivere alcuni post nel prossimo futuro – magari illuminato dall’evento che sta per svolgersi oltreoceano.
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