La settimana scorsa è finita la mia esperienza con gli studenti di italiano all’Università di Delhi. È stato anche stavolta un periodo fantastico!
I ringraziamenti vanno in primo luogo a Tanya Roy, che insegna italiano al Department of Germanic and Romance Studies: non solo Tanya è una bravissima docente, ma senza di lei non avrei potuto fare niente. Il suo invito e il suo supporto sono stati fondamentali e per questo la ringrazio ancora.
Poi è stato un piacere fare due chiacchiere – anche se spesso molto brevi – anche con gli altri docenti del Dipartimento. In particolare con il lettore di italiano, Roberto Bertilaccio, ma anche con Manmohan Singh e Ramesh Kumar. Molto piacevole è stato anche un gentilissimo invito a pranzo da parte di Rakesh e Pawan, che stanno andando avanti con lo studio e con la didattica.
Infine, un ringraziamento particolare va agli studenti che ho incontrato. È stato interessante fare ogni tanto due chiacchiere con quelli del I anno, su argomenti come “bere vino in Italia”. Ma soprattutto, ho apprezzato molto gli incontri con gli studenti del II anno per il corso “Developing advanced reading and writing skills”. Molti tra di loro sono decisamente bravi, e molti sono anche disponibili a intervenire e parlare a lungo… non vorrei far torto a nessuno, ma ricordo in particolare Tanya, Rohit, Himani, Jatin, Sonali e diversi altri. Con loro abbiamo parlato a lungo di scuole e università in Italia e in India, e anche di tanti problemi collegati all’uso dell’articolo in italiano.
Una novità rispetto alle mie precedenti esperienze: gli studenti adesso usano ininterrottamente smartphone di grandi dimensioni. Convincerli a posare il telefono è molto difficile – anche perché molti di loro lo usano per leggere (con qualche difficoltà) i libri di testo, invece di tenerli su carta. Soprattutto, però, lo usano per lavorare con Google Translate e strumenti simili, cercando al volo parole e frasi. Di tutto questo, che è il futuro, gli insegnanti di lingua dovranno tenere conto con molta attenzione nei prossimi anni.
Ripensando a questo mese, comunque, devo tener presente anche il fascino dell’esotico. Al punto che mi trovo perfino ad avere nostalgia della baracca non troppo igienizzata dove all’ora di pranzo si preparano al volo chai a 6 rupie e chhole bhature (छोले भटूरे) a 25 rupie...
Certo, è un peccato che in questo periodo il supporto statale per l’italiano sia molto ridotto e che perfino il lettore del MAECI, per quanto bravo e attivo, sia costretto a dividere il suo tempo tra l’Università di Delhi, l’Università Jamia e l’Istituto Italiano di Cultura. L’India è un grandissimo paese e in questo secolo promette di essere uno dei centri del mondo: l’Italia farebbe bene a impegnarsi molto di più, per la conoscenza della lingua e della cultura, sostenendo chi già lavora sul posto e incrementando le risorse. Sono sicuro che sarebbe un ottimo investimento per il futuro di tutti.