Da qualche mese sono stato eletto Direttore del Master in traduzione specialistica dall’inglese all’italiano organizzato dalle università di Genova e Pisa e gestito dal Consorzio ICoN. Stamattina sono iniziate le attività della XVII edizione!
Il Master si svolge quasi interamente a distanza, ma il primo giorno è dedicato a un incontro di presentazione e coordinamento in presenza. Stamattina i corsisti si sono quindi ritrovati, interessati e attenti, nell’Aula Multimediale di Palazzo Ricci a Pisa per la prima parte dell’incontro; le attività proseguiranno nel pomeriggio presso la sede del Consorzio.
Ma, un momento… un Master in traduzione? Nell’epoca della traduzione automatica e dell’intelligenza artificiale? Sì, e personalmente lo dirigo senza nessun dubbio e nessuna incertezza sulla sua rilevanza. In fin dei conti, studio e valuto da molti anni i sistemi di traduzione automatica, inclusi quelli moderni, basati su reti neurali (nonché le intelligenze artificiali generative). Mi sembra quindi di sapere bene quali sono i punti di forza dei sistemi automatici, ma anche quali sono i punti di debolezza.
Ho già parlato del “problema del 99,5%” parlando della generazione di testo, ma il problema è simile anche per le traduzioni. Per lavori di un minimo di estensione, insomma, anche nei casi migliori il prodotto di questi sistemi non solo non è perfetto, ma non può essere corretto in modo autonomo dai sistemi stessi. Le percentuali di errore assomigliano però a quelle di un traduttore umano competente che consegni un testo non revisionato (anche se tutto dipende, naturalmente, dai casi specifici). La traduzione specialistica, inoltre, pone problemi particolari che non vengono gestiti bene dai sistemi generalisti: per esempio, la frequente necessità di usare in modo coerente la stessa traduzione per lo stesso termine, senza ricorrere a variazioni o sinonimi all’interno del testo.
In tale situazione, la revisione assume un ruolo fondamentale. Il traduttore umano, più che occuparsi di produrre la prima versione del testo, in molti casi deve oggi intervenire su una prima versione prodotta da sistemi di intelligenza artificiale. Alle competenze nella traduzione devono quindi accompagnare competenze di revisione.
Ora, competenze di questo tipo non sono poi così diffuse. Di qui l’importanza di un percorso formale che aiuti i traduttori a sviluppare anche queste competenze assieme a quelle tradizionali. Il Master in traduzione si è quindi riallineato in quest’ottica, in cui la scrittura in lingua italiana e il cosiddetto “post-editing” diventano centrali… senza che le competenze più tradizionali vengano trascurate, naturalmente!
L’idea è che questa combinazione sia non solo molto utile dal punto di vista pratico, ma rappresenti un ottimo punto di partenza per l’ingresso dei corsisti nel mercato del lavoro. L’insistenza sull’elemento umano non è dunque dovuta al tentativo di negare sviluppi già in corso, ma a quello di impiegare al meglio le competenze umane indispensabili. E sottolineo che questa indispensabilità non è un pio desiderio o altro: è la semplice conseguenza del modo in cui davvero funzionano, ora e nel prevedibile futuro, questi strumenti – verificato sul campo e misurato nel modo più sofisticato oggi disponibile.
Quindi, un caloroso “in bocca al lupo” ai nuovi studenti! Parlo sicuramente a nome di tutte le persone coinvolte se prometto che faremo tutto il possibile per rendere l’esperienza positiva a ogni livello.
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