martedì 21 febbraio 2012

Come parleranno i miei studenti, nel 2062?

 
Stamattina ho iniziato i miei corsi per il nuovo semestre di Informatica umanistica: il Laboratorio di scrittura (I anno) e Codifica di testi (III anno). Dal punto di vista lavorativo immagino che mi daranno il colpo di grazia, visto che già adesso devo dedicare tutto il fine settimana e buona parte delle serate semplicemente al tentativo di tenere la testa fuori dall’acqua... ma in compenso sono sempre interessanti e divertenti!
 

Stamattina per esempio ho iniziato a  “giustificare” agli studenti del Laboratorio di scrittura la necessità di tenere un corso sulla scrittura in lingua italiana. In fin dei conti, nel giro di qualche decennio non parleremo / scriveremo tutti in inglese? O cinese? O arabo, oppure swahili...?
 

Beh, ovviamente no. I motivi per cui non succederà niente di tutto questo sono molti e molto variati, ma la prima cosa da tenere presente è che gli esseri umani non cambiano facilmente il proprio linguaggio individuale. E siccome gli esseri umani “durano” oggi circa ottant’anni, in una data che ci appare oggi remota come il 2062 una buona parte della popolazione italiana sarà composta non solo dagli attuali bambini, ma anche da molti ventenni e trentenni di oggi (non da me, verosimilmente, ma così va il mondo). Tra cinquant’anni, anzi, i miei studenti saranno forse appena andati in pensione... o forse, visto l’andamento, saranno ancora in buona parte attivi nel mondo del lavoro. Nel frattempo, qualcuno di loro avrà imparato qualche altra lingua straniera, per necessità o piacere, e qualcun altro sarà andato a vivere all’estero, ma la maggior parte vivrà in Italia e avrà le stesse competenze linguistiche che ha oggi: italiano o dialetto come madrelingua, italiano come lingua per buona parte dell’interazione al di fuori della famiglia, inglese per alcune attività lavorative e sociali.
 

Come rincalzo per far passare l’idea ho usato un video, Future hipsters, pubblicato poche settimane fa per un’iniziativa chiamata Social media week e ambientato appunto nel 2062. Io lo trovo sinistramente plausibile: in fin dei conti, non si cambia poi molto, negli anni...
 

 

In aula, mi sembra che il prodotto sia stato apprezzato – e, tra l’altro, rimango sempre ammirato vedendo che agli studenti universitari italiani è oggi possibile presentare un filmato con dialoghi in inglese e vedere che buona parte di loro (anche se non certo il 100%) capisce e segue. Vent’anni fa era difficile. Trent’anni fa era molto difficile. Quarant’anni fa sospetto che fosse praticamente impossibile. Se anche si volesse imporre di punto in bianco una nuova lingua straniera nuova nelle scuole, al posto dell’inglese, la scala temporale necessaria per avere classi in grado di seguire un video nella nuova lingua sarebbe più o meno questa. I nazionalisti terrorizzati possono stare tranquilli, per tutto il resto della loro vita.
 

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