Venerdì scorso ho incontrato il preside della Faculty of Humanities e alcuni colleghi: ho fatto i primi piani pratici di lavoro e ho ricevuto le chiavi del mio ufficio – decisamente migliore di qualunque sistemazione abbia mai avuto a Pisa. Dopodiché, il mio primo fine settimana a Hong Kong era anche la Festa di Metà autunno (secondo il calendario cinese, ovviamente). La ricorrenza è in realtà una festa nazionale cinese, importata a Hong Kong nel 1997, e comporta, in aggiunta al fine settimana, due giorni di vacanza (il lunedì e il martedì). Rinviata la ripresa delle attività al mercoledì, io ne ho approfittato per girare un po’ e fare qualche visita.
Sabato sera ho fatto una cosa tranquilla: sono stato a una cena di colleghi del programma Erasmus MULTI e dintorni in uno dei ristoranti del Politecnico. Domenica sera, invece, ho preso un traghetto che parte vicino al mio alloggio e sono andato sull’isola di Hong Kong, nel quartiere di Tin Hau, a vedere la Festa delle Lanterne e la Danza del Drago di fuoco. Quest’ultima è una cerimonia del quartiere durante la quale, spiegano le brochure, i residenti e gli ex residenti portano in processione per le stradine di quello che era un tempo un villaggio di pescatori (e oggi è una giungla di casermoni) un “drago di fuoco”: un lungo rotolo di erbe locali su cui sono infissi centinaia di bastoncini d’incenso accesi.
All’inizio mi ero preoccupato: la folla avrebbe reso impossibile vedere la processione? Tempo di arrivare in zona e mi sono reso conto che la cosa difficile non è trovare il Drago di Fuoco, ma sfuggirgli. Apparentemente, buona parte del divertimento dei portatori consiste nell’andare addosso ai passanti, caricandoli e scuotendo sulla loro testa l’incenso in fiamme!
Tutto sommato mi è andata bene: i tizzoncini roventi mi hanno prodotto solo un buco di pochi millimetri nello zaino e un’ustione ridotta sulla pianta del piede sinistro (se ne è infilato uno tra il piede e la suola del sandalo...). Colpa mia, che in un momento di pausa mi ero distratto con un gelato “Moon Cake” preparato con l’azoto liquido. La cui preparazione del gelato è peraltro più spettacolare del sapore...
Ammaestrato dall’esperienza, sono poi passato a vedere il più tranquillo Festival delle Lanterne, nello stadio Victoria. Troppo organizzato e commerciale, d’accordo, ma una buona alternativa alle microustioni. La parte più affollata era l’enorme “Lantern Wonderland” sponsorizzato dalla salsa di soia Lee Kum Kee. Un bel colpo d’occhio, in effetti:
Ritenendo di aver dato il giusto per i festival di Hong Kong, il lunedì ho riattraversato il porto, questa volta sul noto Star Ferry, e, attraverso l’altrettanto noto sistema di scale mobili (“Escalators”) ho cominciato la salita al Peak, il punto più alto dell’isola di Hong Kong. Salita ripidissima, in effetti... Poi, in cima, ho fatto il circuito di tre chilometri attorno al Peak, in mezzo alla folla di residenti e turisti. Al ritorno mi sono rifatto un po’ in un pretenzioso ristorante vegetariano lungo le scale mobili, e ho visto il pomeriggio festivo dell’isola: ressa all’Apple Store, decine di donne (filippine?) stese / chiuse in cartoni, lungo le passerelle pedonali, e impegnate a telefonare, giocare a carte, mangiare, scrivere al computer...
La sera c’è stato lo spettacolo impressionante dei fuochi artificiali lungo il braccio di mare tra isola e terraferma, tra due pareti di grattacieli. Io un po’ li ho visti da fuori, un po’ dalla finestra dell’alloggio e un po’ in televisione... ma nel frattempo, a pochi chilometri di distanza, una collisione tra battelli ha prodotto il peggior disastro marittimo della storia recente di Hong Kong. Io ne sono rimasto bellamente all’oscuro finché il giorno dopo, alle otto ora italiana, mi ha telefonato mia madre che si era inquietata guardando il telegiornale del mattino! Qui a Hong Kong erano le due, e in effetti ero a pranzo con un vecchio amico di famiglia, Lawrence Lui, al ristorante di una delle altre classiche mete turistiche, l’Ippodromo (“Racecourse”).
E oggi, al lavoro.
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