sabato 12 gennaio 2013

Schermi flessibili

 
Il limite stimola l’inventiva. A una prima visione, questi schermi flessibili dimostrano, più che una, due buone idee:
 
 
La prima idea è ottima, ed è la più evidente: uno schermo minimo, flessibile, che lascia molte possibilità per la creazione di interfacce innovative. Poi, a me non piace l’aspetto plasticoso di quel che si vede nel video, ma, appunto, le promesse sono tante.
 
La seconda idea sarebbe banale, se non fosse che nessuno la ripropone: perché non separare di nuovo gli schermi e i computer? Adesso non è più questione di collegare al computer un tubo catodico, ma un dispositivo con una maneggevolezza diversa. Chiaro che avere tutto in un unico blocco fisico è meglio, dal punto di vista dell’interazione dei componenti, ma per esempio, perché non usare come tablet uno schermo minimo, collegato wireless o addirittura con un cavo fisico al computer-madre?
 
In molti contesti (per esempio, nell’ordinario lavoro di ufficio) una combinazione del genere potrebbe essere vincente. Tipo, normalmente uso lo schermo per leggere, o magari ci prendo appunti con una penna. Poi, se ho bisogno di una tastiera accendo la tastiera e la faccio riconoscere allo schermo, se ho bisogno di una chiavetta USB c’è un dock fisso in cui posso inserirla, se devo trasferire finestre con file e applicazioni da un dispositivo all’altro posso farlo con comodità, eccetera.
 

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