domenica 11 ottobre 2009

Ancora sul Kindle e sul giornalismo di seconda mano

Mi ero ripromesso di non insistere troppo sulla faccenda dei Kindle "restituiti" a Princeton. Però poi non ce l'ho fatta e ho inviato una domanda specifica a Janet Temos, direttrice del Centro che si occupa del programma Kindle.

La risposta è stata decisa: nessuno degli studenti coinvolti nel programma ha restituito il proprio Kindle. La dottoressa Temos ha poi aggiunto che, a quel che sapeva lei, nessuno dei numerosi servizi giornalistici che si sono occupati della faccenda ha parlato di "restituzione" del Kindle.

In sostanza, quindi, l'articolo del Corriere della sera da cui era partito il mio discorso conteneva davvero un'informazione inventata, cosa che avevo sospettato fin dal primo momento e che non mi entusiasma. E purtroppo il punto in sé, che a prima vista potrebbe sembrare secondario, non lo è affatto. Che gli studenti si lamentino di avere difficoltà con il Kindle è un conto; che arrivino a restituire l'apparecchio dopo pochi giorni è tutt'altra faccenda, e ben più rilevante. Tant'è vero che il Corriere ha usato proprio questo "dettaglio" per il sottotitolo del pezzo in home page, insistendo sul fatto che alcuni studenti avevano "riconsegnato" il Kindle (anche se qui devo andare a memoria, visto che questo titolo non mi sembra sia più reperibile sul sito del giornale).

Insomma, confermo il giudizio di partenza: questo e' l'ennesimo esempio di come gli standard giornalistici italiani siano laschi rispetto, per esempio, a quelli americani. Peccato, ma del resto temo che in Italia i lettori internazionalizzati e specialisti facciano sempre meno ricorso ai quotidiani italiani come fonte di informazioni affidabili.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

@Mirko !, sono molto interessato alla tua indagine perché sono titolare di un brevetto internazionale e vorrei dire la mia, mi piace molto il modo di come fai le cose - voglio dire la profondità.

Leggi questo passo: " Apple, aggiunge Jobs, non vede oggi come oggi quello degli ebook come un grosso mercato e sottolinea che Amazon non dichiara quanti Kindle abbia venduto: " Di solito - conclude Jobs - se vendi tanto di qualcosa poi lo vuoi andare a dire a tutti ". ( www.macitynet.it )

Voglio dire: non chiedere all'oste se il vino è buono, io non indagherei più sulla qualità del giornalismo nostrano ma ti lancio una proposta: perché non scrivi al professor STAN KATZ ?

E allora sì che stiamo rendendo un servizio alla verità ?, ma già il fatto che tu dica " Che gli studenti si lamentino di avere difficoltà con il Kindle è un conto " per me già qui c'è un pezzo di verità.

Io faccio ricerca in questo senso - sulla psicologia del sistema visivo ed problemi sono reali - il testo su un kindle viene RI_FORMATTATO e non ci sono i numeri alle pagine ... capisci !?

Di un stesso testo già 2 libri diversi nell'impaginato ... mi fermo qui perché non voglio andare avanti sul COME funzioni la memoria e su cosa il sistema vede e su cosa effettivamente percepisce !

Il problema è ( mi parere ) è tutto nel TATTO.

Gli scrivo io o gli scrivi tu al professore ?

Dimmi ?

Facciamoci una telefonata !

Vincenzo


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Mirko Tavosanis ha detto...

Ciao, Vincenzo! Grazie ancora per i complimenti. Sul Kindle penso di non potere scrivere ancora nulla... visto che non ne ho uno. Ma di sicuro, l'argomento è affascinante.

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