martedì 20 ottobre 2009

Arabo e latino

Un rapido passaggio nel fine settimana da Siviglia e Granada mi ha rimesso di fronte a un vecchio dubbio: come mai la scrittura araba si presta così bene a usi ornamentali, e quella latina no? Capisco che le cose siano diverse per il cinese, ma perché dev'esserci una simile diversità tra due scritture alfabetiche?

Forse la risposta è strutturale. Molte varianti di scrittura araba in fin dei conti si basano su tratti verticali e tratti orizzontali, in uno schema relativamente semplice. La scrittura latina invece è basata su lettere di altezza uguale nel "maiuscolo", su tratti che spuntano un po' sopra e un po' sotto la lettera nel caso del minuscolo. Forse questo rende più complicata la vita a chi vuole farne un uso calligrafico.

Mi chiedo però se la questione sia stata affrontata, in questi termini, da qualche esperto del settore. Anche la Blackwell Encyclopedia of Writing Systems di Coulmas si limita a dire che, rispetto alla tradizione europea, l'uso artistico della calligrafia "was much more pronounced in the Far East and in the Arabic-speaking world of Islam", senza speculare ulteriormente.

Resta il fatto che il confronto diretto, come si può fare per esempio nei Reales Alcazares di Siviglia (una sorpresa in sé: chi avrebbe mai immaginato che Carlo V si fosse sposato in una stanza piena di iscrizioni in arabo?), è impietoso:


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