giovedì 8 novembre 2012

Quando si è cominciato a mettere le parole in ordine alfabetico?

 
Il trionfo dell’alfabeto latino si porta dietro parecchie conseguenze. Il libro di Ann Blair di cui ho parlato pochi giorni fa dedica ampio spazio a uno strumento di gestione delle informazioni che oggi sembra intuitivo, ma non lo è sempre stato: l’ordine alfabetico. Cioè, banalmente, il prendere parole, o nomi, e scriverli ordinandoli non secondo criteri di coerenza interna, ma in base all’ordine alfabetico dei caratteri che li compongono in sequenza.
 
Certo, oggi i motori di ricerca permettono in molti casi di fare a meno di questo strumento, ma gli impieghi dell’ordine alfabetico sono ancora oggi tanto numerosi da rendere il sistema un punto di riferimento costante. Insomma, più che la sua presenza si nota la sua assenza, come nel caso dei dizionari di caratteri cinesi.
 
Le cose però non sono sempre andate così. Tuttavia, direi che non c’è un’opera di riferimento che racconti questa storia in modo articolato. Alcuni resoconti fanno pensare che l’idea di presentare liste in ordine alfabetico sia un’invenzione dell’età moderna; altri portano più indietro nel tempo. La voce di Wikipedia in lingua inglese dedicata all’ordine alfabetico presenta alcuni casi esemplari in tono dubitativo e basandosi su bibliografia spesso molto invecchiata.
 
Too much to know non tratta sistematicamente dell’ordine alfabetico, ma vi fa riferimento in diversi punti. Poiché il libro si basa su una bibliografia ampia e aggiornata, provo a riassumere qui ciò che viene detto al suo interno.
 
Il primo riferimento che compare nel libro (loc. 435) è quello alle Pinakes della Biblioteca di Alessandria: una bio-bibliografia della letteratura greca che
 
built on preexisting practices of list making (including Aristotle’s pinakes of poets), sorting (such as Theophrastus’s doxographies sorted topically and chronologically), and alphabetizing, the principles of which were likely already understood although they had never been put to such extensive use before.
 
In nota, l'autrice precisa che le fonti per queste informazioni sono: 
  • Rudolf Blum, 1991, Kallimachos: The Alexandrian Library and the Origins of Bibliography, traduzione inglese di Hans H. Wellisch, Madison, University of Wisconsin Press: pp. 226-39, 22-24 (Aristotele), 46 (per Teofrasto)
  • Lloyd W. Daly, 1967, Contributions to a History of Alphabetization in Antiquity and the Middle Ages, Brussels, Latomus, p. 94
  • in generale, Francis J. Witty, 1958, “The Pinakes of Callimachus”, Library Quarterly, 28, pp. 132-136
  • e, sull'ordinamento delle Pinakes, Friedrich Schmidt, 1922, Die Pinakes des Kallimachos, Berlin, Emil Ebering, pp. 90-91. 
Il libro di Blum è quindi la sintesi moderna più recente (l’orginale tedesco è del 1977), che dovrebbe tener conto di tutte le altre. Per fortuna, il testo della traduzione inglese dell’opera si può sbirciare tramite Google Books, e da quel che leggo mi sembra di capire che sia l’inventario della biblioteca, sia il catalogo di copie delle biblioteca sia le Pinakes destinate alla pubblicazione indicizzavano gli autori “by the first letter of their name only” (pp. 233-234; mi chiedo quale sia la fonte di queste informazioni, visto che delle Pinakes sopravvivono solo frammenti, ma questo richiederebbe una lettura più approfondita del testo… per il momento, direi che posso andare sulla fiducia). Basandosi su questo uso, Blum dà poi per scontato “that the principle of alphabetical arrangement was not new but had been used for a long time”, in quanto “the librarian wanted to make it as easy as possible to survey the holdings of the library” (p. 187). In base a tanti anni di esperienza con la creazione di interfacce, io ostenterei meno sicurezza nel fare deduzioni del genere!
 
Comunque, in sintesi, direi che i dati acquisiti sono questi: 
  • l’ordine alfabetico è stato già usato nel mondo antico per fini di ordinamento (origine e diffusione sono più nel vago)
  • il prodotto più famoso di questo genere di lavoro, le Pinakes, ordinava gli elementi solo in base alla prima lettera del nome, senza andare oltre
Blair nota poi, sempre sulla scorta di Blum, che le Pinakes esercitarono un’enorme influenza sulla produzione enciclopedica successiva, incluso il lessico bizantino della Suda (loc. 603), che peraltro, vedo, è strutturato con un sistema alfabetico diverso da quello del semplice ordinamento delle lettere. Nel Medioevo islamico, invece,
 
bibliographies and biografical dictionaries made use of alphabetical order, often within thematic or other systematic categories; alphabetization in dictionaries often followed final rather than first root letter (presumably to aid in finding rhymes). Alphabetization was typically not strict (involving only the first few letters) and might place the Mohammeds first in a list of names for symbolic reasons (loc. 629).
 
Nel Medioevo europeo l’uso dell’ordine alfabetico era abbastanza diffuso. Ann Blair descrive l’uso dell’ordine alfabetico come “already the norm” nei primi dizionari dell’undicesimo secolo (loc. 965), ma nota al tempo stesso che il sistema era incompleto. Per gloria di patria è d’obbligo la citazione delle Derivationes di Uguccione da Pisa, che sono un vocabolario etimologico ordinato solo per la prima lettera, ma anche il lessico di Papia (XI secolo) era ordinato solo in base alle prime tre lettere.
 
Sì, ma qual è il primo esempio di un prodotto completo, in cui i nomi o gli elementi vengono ordinati in base a tutte le lettere che li compongono? Questa informazione non mi sembra venga fornita, o meglio, viene fornita solo per il settore specialistico dei dizionari, in cui Ann Blair dice esplicitamente che il Catholicon di Giovanni Balbi (1286) “was the first Latin dictionary to be completely alphabetized”.
 
Da qui in poi, è un’esplosione. Con tutte le caratteristiche, però, della diffusione di simili pratiche culturali. Per cui, anche se il principio generale era ben noto, le opere che praticano un ordinamento solo in base alle prime lettere continueranno a essere diffuse anche a stampa – e dall’altro lato della barricata, fino al Seicento diversi autori di dizionari riterranno utile spiegare al lettore nelle pagine introduttive il modo giusto per cercare le parole all’interno dell’opera. Cosa che a voce, a scuola, si fa del resto ancora oggi.
 

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