giovedì 23 ottobre 2014

L'accostamento a Salé

 
L'accostamento a Salé
Tra Rabat e Salé c’è l’estuario del Bouregreg. Per attraversarlo, il modo più pratico è salire in tram. Il modo più pittoresco è prendere la piccola barca a remi che fa da traghetto all’inizio della medina di Rabat. Ci vanno due o tre persone per volta, e i passeggeri che vedo montare sono quasi tutti marocchini. Qualche turista, anche. Tra cui il sottoscritto. Ma in sostanza è gente del posto, che per la traversata paga un dirham (meno di € 0,10). Non è molto per lo sforzo del barcaiolo, che al momento del mio passaggio doveva anche combattere contro una forte corrente di marea verso l’interno.
 
Il percorso è una buona introduzione alla differenza delle due città. Dalla Ville Nouvelle di Rabat io ci sono arrivato scendendo accanto ai monumenti più illustri del luogo, cioè il marmoreo e moderno mausoleo di Mohammed V e l’incompiuta Torre di Hassan, con i resti dell’altrettanto incompiuta moschea che, nel XII secolo, avrebbe dovuto diventare il più grande luogo di culto islamico del mondo. Il lungofiume è una ben arredata distesa di cemento, con bar attivi “depuis 1998”. Sull’altra sponda c’è invece una spiaggia desolata, affollata di gabbiani. Fino a pochi anni fa era evidentemente più estesa; oggi invece è occupata da una siepe di condomini di lusso vista fiume. In buona parte incompiuti, in evidente attesa di tempi migliori dal punto di vista economico, nascondono allo sguardo le mura della vecchia medina di Salé e mi sembrano pericolosamente bassi sull’acqua. Se la città vecchia è stata costruita più in alto, un motivo forse ci sarà stato?
 
A parte questo, Salé si presenta più che altro come studio di contrasto rispetto all’ordinata Rabat. Le loro storie, a quel che leggo, sono state parallele per molti secoli, e hanno conosciuto l’ultimo momento di gloria comune nel Seicento, come “repubblica pirata del Bouregreg”. Poi Rabat è diventata la capitale del Marocco e i destini dei due insediamenti si sono nettamente separati.
 
Per le strade di Salé

Oggi la medina di Salé è decisamente più malconcia di quella della capitale e i suoi suk sono affollatissimi. Le mura sono pittoresche, e non ci vuole molta fantasia per vederne l’utilità per i pirati del Marocco! A parte quello non ci sono monumenti di particolare spicco, ma in un angolo della medina si trova una bella madrasa aperta ai visitatori. Rispetto agli standard marocchini la città è messa bene dal punto di vista economico, ma sembra già diversi scalini più in basso rispetto alla capitale. Per me è stata una meta interessante per una mezza mattinata… e poi è arrivato il momento di prendere il tram e andare all’Università Mohammed V, anche qui per un incontro con gli studenti di italiano.
 
Il tram merita una menzione a parte. Inaugurato nel 2011, scintillante e affollatissimo, scavalca di slancio il Bouregreg e passa come un’astronave accanto alle mura medievali di Salé e Rabat. Sulla linea 1 è strapieno di studenti universitari: non mi sento proprio a casa, ma quasi.
 
L’università Mohammed V invece è una serie di cancellate inaccessibili, con posti d’accesso ben sorvegliati per gli alloggi studenti. Provo a entrare in uno per chiedere informazioni, ma ben pochi tra i custodi e gli studenti parlano francese. Alla ricerca di un interprete, alla fine vengo spinto verso una cancellata che protegge gli uffici amministrativi: gruppi di studenti maschi (perché, come scoprirò, sono finito in un alloggio per maschi) si aggrappano alle sbarre e sventolano foglietti. Gli impiegati aprono un cancello di scatto, mi trascinano letteralmente dentro e richiudono tutto a chiave tra grandi urla, come se avessero a che fare con una gabbia di tigri. Mi spiegheranno poi che è una questione di assegnazione di alloggi.
 
In compenso, la Facoltà di Lettere, dove arrivo poco più tardi, è calma e tranquilla. Grazie alle gentilezza della lettrice di italiano, Jacqueline Spaccini, mi inserisco in una lezione rivolta agli studenti del terzo anno. Non sono tanti: sono sei in tutto, e stavolta prevalgono i maschi. Il livello di italiano è alto. Gli studenti parlano di Pindemonte, di Foscolo, della Restaurazione…
 
Aula 31

Ritrovo lo schema che ho già visto. Due tra i presenti sono tornati di recente dall’Italia, e una di loro è anche nata lì. Gli altri invece hanno studiato italiano nelle scuole marocchine. E qui metto a fuoco un punto importante, e cioè che nelle scuole marocchine con sezioni di italiano spesso (o sempre?) la scelta della lingua è forzata. Va nella sezione di italiano chi è obbligato ad andarci. Poi però, in alcuni casi, evidentemente c’è interesse anche per proseguire gli studi di italiano all’Università!
 
A fine pomeriggio rientro all’Istituto Italiano di Cultura e ascolto un’interessantissima presentazione (in francese) di Walter Barberis sulla digitalizzazione del mercato del libro in Italia e sul ruolo di Einaudi in questo contesto. Intervengono numerosi scrittori ed editori marocchini, e la discussione va avanti a lungo. Sono presenti anche tantissimi studenti della Scuola “Mattei” di Casablanca, che a quel che sento parlano tutti benissimo l’italiano. Il mio soggiorno, intanto, si sta avviando alla conclusione.
 

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