giovedì 22 maggio 2025

Fiorentino e Tavosanis, Chiaro, sintetico e brillante

 
LId'O 21 - 2024
Sull’ultimo numero della rivista Lingua italiana d’oggi – LId’O è uscito un contributo firmato da Giuliana Fiorentino e da me. Il contributo si intitola Chiaro, sintetico, e brillante: l’italiano dei testi redatti con l’IA funziona? e si inserisce in una sezione dedicata esplicitamente a “Lingua italiana e intelligenza artificiale”, che include altri interventi di chi lavora nel settore. 
 
La presenza della sezione mostra quanto siano ormai maturi i tempi per una riflessione ampia sul rapporto tra l’italiano e l’intelligenza artificiale. Tuttavia, il contributo di Giuliana Fiorentino e mio vuole essere già una sintesi riguardo una questione importante: in mezzo a tutte le esagerazioni, quali sono le capacità effettive delle intelligenze artificiali generative, e in particolare di ChatGPT?
 
Il titolo sintetizza il modo in cui abbiamo cercato di procedere. In pratica, abbiamo valutato ChatGPT su tre tipi di compito: il miglioramento della chiarezza dei testi amministrativi, la sintesi di articoli scientifici e la stesura di articoli di giornale di taglio brillante. I risultati sono stati interessanti.
 
Il primo compito affrontato è quello su cui è possibile tirare conclusioni più approfondite, grazie a una preesistente tradizione di studi sul linguaggio amministrativo e a una serie di progetti di ricerca in corso adesso. Ad alcune di queste attività ho già dedicato spazio. Per quanto riguarda il contributo, però, è senz’altro utile riportare la conclusione, che mette in evidenza punti di forza e punti di debolezza: “l’efficacia che si registra a livello morfosintattico nella semplificazione realizzata utilizzando modelli di IA non è ugualmente raggiunta sul piano lessicale, per il quale occorrerà ipotizzare un diverso sistema di intervento per aumentare la chiarezza” (p. 53).
 
A monte, però, è anche utile riportare i modi sofisticati con cui ChatGPT interviene:
 
la riduzione della lunghezza delle frasi per cui a parità di testo il numero di frasi complessive aumenta; l’introduzione del soggetto esplicito; l’eliminazione di circonlocuzioni; l’evitamento di frasi parentetiche o incidentali; la riduzione del numero di verbi di forma passiva e infine la sostituzione di parole rare con parole semplici e di uso più comune (p. 52).
 
Per altri tipi di compito, i lavori presentati hanno una base meno ampia su cui fondarsi: Anche il campione preso in esame in dettaglio qui è molto limitato, in quanto si tratta di un unico articolo (il mio L’italiano in Asia nella testimonianza di Pietro Della Valle), il cui riassunto è stato esaminato per:
  • coerenza 
  • scorrevolezza 
  • correttezza 
  • pertinenza
I risultati sono stati decisamente positivi. Per esempio, per la scorrevolezza sono presenti un’etichetta molto ricalcata sull’inglese e un errore sintattico: non molto, per un testo lungo una pagina.
 
Ancora più interessanti sono forse i risultati dell’analisi della “brillantezza”. Anche qui, il campione non è ampio: si è trattato solo di un unico articolo di opinione, sottoposto a un gruppo di valutatori assieme a un articolo sullo stesso argomento scritto da una giornalista umana. La richiesta fornita ai valutatori era semplice: dire per ogni testo se era stato scritto da un’IA o da un essere umano. Va notato che i valutatori erano poi competenti, trattandosi di studenti impegnati in un corso dedicato proprio alla scrittura delle IA generative! Ciononostante, non è stato possibile individuare in modo affidabile l’origine dei due testi.
 
Certo, con questo tipo di valutazione siamo solo agli inizi. Ma mi sembra importante intanto confermare che sistemi come ChatGPT sono in grado di fare un lavoro paragonabile a quello degli esseri umani per alcuni tipi di compito – mentre per altri tipi falliscono miseramente (e di questa variabilità viene dato conto nelle prime pagine del contributo). Il che, com’è ovvio, richiede qualche riflessione tanto ai ricercatori quanto ai docenti di materie umanistiche in generale.
 
Giuliana Fiorentino e Mirko Tavosanis, Chiaro, sintetico, e brillante: l’italiano dei testi redatti con l’IA funziona?, Lingua Italiana d’Oggi, 21, 2024, pp. 37-65.
 

lunedì 20 gennaio 2025

Un Master in traduzione al tempo dell’intelligenza artificiale

 

Un momento della presentazione di oggi
Da qualche mese sono stato eletto Direttore del Master in traduzione specialistica dall’inglese all’italiano organizzato dalle università di Genova e Pisa e gestito dal Consorzio ICoN. Stamattina sono iniziate le attività della XVII edizione!
 
Il Master si svolge quasi interamente a distanza, ma il primo giorno è dedicato a un incontro di presentazione e coordinamento in presenza. Stamattina i corsisti si sono quindi ritrovati, interessati e attenti, nell’Aula Multimediale di Palazzo Ricci a Pisa per la prima parte dell’incontro; le attività proseguiranno nel pomeriggio presso la sede del Consorzio.
 
Ma, un momento… un Master in traduzione? Nell’epoca della traduzione automatica e dell’intelligenza artificiale? Sì, e personalmente lo dirigo senza nessun dubbio e nessuna incertezza sulla sua rilevanza. In fin dei conti, studio e valuto da molti anni i sistemi di traduzione automatica, inclusi quelli moderni, basati su reti neurali (nonché le intelligenze artificiali generative). Mi sembra quindi di sapere bene quali sono i punti di forza dei sistemi automatici, ma anche quali sono i punti di debolezza.
 
Ho già parlato del “problema del 99,5%” parlando della generazione di testo, ma il problema è simile anche per le traduzioni. Per lavori di un minimo di estensione, insomma, anche nei casi migliori il prodotto di questi sistemi non solo non è perfetto, ma non può essere corretto in modo autonomo dai sistemi stessi. Le percentuali di errore assomigliano però a quelle di un traduttore umano competente che consegni un testo non revisionato (anche se tutto dipende, naturalmente, dai casi specifici). La traduzione specialistica, inoltre, pone problemi particolari che non vengono gestiti bene dai sistemi generalisti: per esempio, la frequente necessità di usare in modo coerente la stessa traduzione per lo stesso termine, senza ricorrere a variazioni o sinonimi all’interno del testo.
 
In tale situazione, la revisione assume un ruolo fondamentale. Il traduttore umano, più che occuparsi di produrre la prima versione del testo, in molti casi deve oggi intervenire su una prima versione prodotta da sistemi di intelligenza artificiale. Alle competenze nella traduzione devono quindi accompagnare competenze di revisione.
 
Ora, competenze di questo tipo non sono poi così diffuse. Di qui l’importanza di un percorso formale che aiuti i traduttori a sviluppare anche queste competenze assieme a quelle tradizionali. Il Master in traduzione si è quindi riallineato in quest’ottica, in cui la scrittura in lingua italiana e il cosiddetto “post-editing” diventano centrali… senza che le competenze più tradizionali vengano trascurate, naturalmente!
 
L’idea è che questa combinazione sia non solo molto utile dal punto di vista pratico, ma rappresenti un ottimo punto di partenza per l’ingresso dei corsisti nel mercato del lavoro. L’insistenza sull’elemento umano non è dunque dovuta al tentativo di negare sviluppi già in corso, ma a quello di impiegare al meglio le competenze umane indispensabili. E sottolineo che questa indispensabilità non è un pio desiderio o altro: è la semplice conseguenza del modo in cui davvero funzionano, ora e nel prevedibile futuro, questi strumenti – verificato sul campo e misurato nel modo più sofisticato oggi disponibile.
 
Quindi, un caloroso “in bocca al lupo” ai nuovi studenti! Parlo sicuramente a nome di tutte le persone coinvolte se prometto che faremo tutto il possibile per rendere l’esperienza positiva a ogni livello.
 
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