Durante la lezione di mercoledì abbiamo parlato a lungo anche di scritture sui muri. A Hong Kong, o perlomeno tra Central, Tsa Shim Tsui e Hung Hom, cioè le zone in cui mi muovo di solito, in pratica non ce ne sono – e non ne ho viste nemmeno girellando attorno, in effetti. Un po’ per l’onnipresenza delle telecamere a circuito chiuso, mi dicono gli studenti, un po’ perché la polizia e l’amministrazione locale sono terrorizzate dalle scritte politiche e intervengono subito.
Questa assenza mi è sembrata ancora più vistosa tornando dall’Indonesia. Anche a prescindere dalla Brigata Curva Sud, le pareti di Yogyakarta mostrano infatti una decisa somiglianza con le pareti pisane. In alcuni punti ci sono letteralmente problemi a fare la distinzione, per somiglianza di supporti, tecniche e (immagino) messaggi, inclusi quelli calcistici - con una probabile assimilazione anche della parola Brigata:
Del resto, anche la gioventù giavanese si presenta in modo sorprendentemente simile alla gioventù pisana, quando còlta nel suo ambiente scrittorio naturale:
… voglio dire, sono i ruderi del Palazzo d’Acqua del sultano di Yogyakarta, ma potrebbe essere benissimo la galleria superiore del Giardino Scotto! Beh, d’accordo, la sensazione di familiarità qui è acuita dal telefono e dal casco per il motorino (mezzo di trasporto vietato a Hong Kong) e calerebbe bruscamente inquadrando ragazze con la testa coperta dal classico velo islamico, ma la civiltà della scrittura dietro a questo genere di cose sembra davvero identica a quella pisana, e italiana in generale.
Fanno invece un’impressione piuttosto diversa le scritte incise all’interno dei camminamenti della Grande Muraglia nella sezione restaurata di Badaling, nonostante qualche occasionale reperto di probabile origine italiana:
Qui, non solo la tecnica, ma anche la composizione demografica dei graffitari sembra diversa, in particolare per l’abbondanza di signore di mezza età in abito tradizionale che si mettono in gruppo e ridono (sic) mentre incidono:
Per il resto… Muri puliti = popolo muto? Forse sono i miei vecchi istinti degli anni Settanta, ma penso che se le pareti della Cina assomigliassero di più a quelle italiane, mi sentirei più contento e tranquillo.
Nessun commento:
Posta un commento