Alla fine della scorsa settimana ho deciso che, no, non ci sono scuse: se il tempo regge, domenica devo andare al mare.
Il che implica anche, in questo Medioevo informatico, l’impossibilità di infilare il computer nello zaino sperando che sopravviva all’esperienza. Tutt’al più, posso portarmi dietro Kindle e telefono, ma con quelli si fa relativamente poco - al massimo si legge, e invece io sono in una fase in cui preferisco, e di molto, fare lavori più impegnativi. Però, per fortuna, esistono anche le stampanti, e un adeguato fascicolo di fogli di carta da annotare potrebbe tenermi produttiva compagnia anche sulle spiagge del Mar Cinese Meridionale.
Solo che in questi giorni ho fatto il passaggio a Windows 8. E la stampante del mio ufficio, gentilmente fornita dalla Faculty of Humanities del Politecnico di Hong Kong, è di colpo diventata inutile: Windows 8 si è messo a presentarla solo come dispositivo generico. Niente stampe da portare in spiaggia, quindi.
Per fortuna c’è il web, e ci sono persone che si dedicano a questo genere di problemi. Dopo diverse ore di infruttuosa ricerca di soluzioni, ho presentato i miei guai su un forum e nel giro di poco tempo un gentilissimo esperto ha tirato fuori la soluzione. Ho dovuto interpretarla un po’ (non riuscivo a capire, in effetti, se quella descritta a un certo punto era la procedura per attivare l’“USB printing support”, o qualcosa di diverso… ottimo esempio dei problemi che si incontrano con la scrittura professionale), ma sabato sera mi ci sono messo di brutto e alla fine il risultato è venuto fuori.
Dopodiché, felice, mi sono messo a stampare… e ho scoperto che il toner era esaurito! legge di natura, evidentemente. Domani mi occuperò della cosa, ma nel frattempo sono riuscito, bene o male, ad assicurarmi un quantitativo di fogli A4, discretamente stampati, tale da garantire qualche ora di serena produttività su spiaggia, e stamattina ho quindi preso il traghetto Star Ferry per l’isola di Cheung Chau.
Lì mi sono fermato al porto, e dopo un po’ di ispezione tra ristoranti che servono ai turisti della domenica ogni genere di improbabili creature marine, sono perfino riuscito a farmi portare un po’ di curry vegetariano, cosa non sempre facile. Mentre Lamma è un’isola piena di occidentali, Cheung Chau ha un aspetto molto più cinese… ne ho approfittato per mettere anche alla prova il mio vocabolario chiedendo “kuàizi” e “Qǐng wèn, mǎi dān”. La prova è andata anche bene, poi, visto che le bacchette sono rimaste sul tavolo e il conto è arrivato, quindi direi che lo studio attento della lezione 20 (“Facciamo ordinare i piatti a Xiaoyu!”) del mio corso base di cinese è stato un buon investimento.
Lì mi sono fermato al porto, e dopo un po’ di ispezione tra ristoranti che servono ai turisti della domenica ogni genere di improbabili creature marine, sono perfino riuscito a farmi portare un po’ di curry vegetariano, cosa non sempre facile. Mentre Lamma è un’isola piena di occidentali, Cheung Chau ha un aspetto molto più cinese… ne ho approfittato per mettere anche alla prova il mio vocabolario chiedendo “kuàizi” e “Qǐng wèn, mǎi dān”. La prova è andata anche bene, poi, visto che le bacchette sono rimaste sul tavolo e il conto è arrivato, quindi direi che lo studio attento della lezione 20 (“Facciamo ordinare i piatti a Xiaoyu!”) del mio corso base di cinese è stato un buon investimento.
Ringalluzzito da questi trionfi, ho attraversato l’isola per andare in spiaggia. Compito facile, per fortuna, visto che Cheung Chau è in pratica formata da due isolette unite da un sottile tombolo, interamente occupato da case, e il porto si trova sul lato sud del tombolo, mentre le due spiagge attrezzate sono a nord. La prima spiaggia, Tung Wan, ha effettivamente, come promesso dalla Pro Loco, “turquoise waters”, ma sulle acque stesse galleggia una quantità non trascurabile di rifiuti in plastica; e le “charming night views of Aberdeen and Lamma Island” significano in realtà, di giorno, vista dei palazzoni di Aberdeen e della centrale a carbone di Lamma. Poco male: mi sono spostato di qualche centinaio di metri alla seconda spiaggia, quella di Kwun Yam, e ho visto che lì, anche se Aberdeen e Lamma restavano saldamente al loro posto, le correnti almeno tenevano pulita l’acqua. Certo, anche se la temperatura era quella di inizio settembre a Viareggio, in mare c’era solo un paio di occidentali… Forse per via di qualche inquietante avviso?
Pazienza. Io mi sono messo a digerire e lavorare in pace sulla spiaggia semideserta, alla mezzombra, e un po’ alla volta ho finito il pacco di fogli che mi ero portato dietro. Dopodiché mi sono perfino preso a noleggio per un’ora un kayacchino modello “Bagno Eden” per esplorare la baia. Tanto, anche se il vento portava verso il largo, la corrente tirava a riva (il che probabilmente evita a diversi turisti, ogni anno, di finire sulla rotta di qualche immensa portacontainer). E, un po’ al largo, gli scogli rossastri di Cheung Chau, illuminati dalla luce del pomeriggio, effettivamente meritavano.
Insomma, una giornata niente male per il lavoro e per il mare. Coronata anche da un rientro nel porto di Hong Kong a notte ormai calata:
Visto che siamo al 4 novembre, direi che non ci si può lamentare! Peccato magari aver perso il bandierone tricolore fatto sventolare da un gelido libeccio sul Ponte di Mezzo…
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